«Mi serviva la sveglia»

Intervista alla sciabolatrice Irene Vecchi, che ci parla del suo inizio di stagioni e dei programmi futuri.

 

Un po’ di tranquillità prima di gettarsi nuovamente nella mischia, in una stagione mai come quest’anno densa di impegni. Irene Vecchi, solare come suo solito, è andata in veste di spettatrice al Trofeo Luxardo in quel di Padova. Qui è stata letteralmente sommersa dal tifo e dall’affetto dei piccoli fan presenti sugli spalti, ai quali ha regalato sorrisi e autografi in gran quantità. Per noi di Pianeta Scherma è stata l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con la sciabolatrice livornese, che tornerà in pedana assieme alle compagne il prossimo weekend a Gand (Belgio) e quello successivo per la tappa italiana di Bolzano.

Che bilancio fai delle due prime gare?
Una è andata abbastanza bene (quella di Dakar, ndr), l’altra direi malino. Un inizio un po’ da arranco, diciamo, ma evidentemente avevo bisogno subito di un bel campanello d’allarme per poi fare meglio alla gara successiva.

Cos’è successo nell’assalto “incriminato” di Orleans contro la Egoryan?
In molti mi hanno detto: «Hanno sbagliato a scrivere il punteggio, Irene a uno non perde…». E invece è successo. Vuoi la lunga pausa, vuoi l’arrivare da una medaglia Mondiale, non so cosa sia successo. Ho sbagliato proprio l’approccio alla gara, perché anche nel primo assalto non è che ho dominato ma ho dovuto rincorre l’avversaria. Quel giorno è come se non fossi mai entrata realmente dentro al palazzetto. Sono cose che capitano: c’è il giorno in cui tutto va bene, c’è invece il giorno in cui tutto gira storto e non riesci a superare le avversità.

Per fortuna la gara successiva è arrivata subito dopo…
Si, per fortuna si. Questa è una stagione molto intensa, con molte gare in un tempo molto serrato. Bisogna fare un passettino alla volta senza perdere concentrazione e cercare di evitare défaillance come quella di Orleans, perchè meno se ne hanno, meglio è. Le due gare attaccate mi hanno dato modo di rifarmi subito.

La trasferta in Senegal è stata anche l’occasione per l’incontro con una cultura e  un mondo, quello africano, totalmente diverso dal nostro. Cosa ti sei portata a casa da questo weekend?
Mi sono innamorata dell’Africa! Dakar è stata davvero una bellissima esperienza perché sono entrata in contatto con una cultura così diversa dalla nostra ma al contempo bellissima e valori come la semplicità, e l’importanza dei legami fra le persone. Inoltre mi ha colpito molto la solarità di questa gente, la loro espressività… È stato veramente bellissimo. In più la gara è andata bene sia a livello individuale che a squadre, quindi la trasferta è stata davvero positiva!

Cosa vi ha dato il ritorno di Ilaria Bianco nel quartetto per la prova a squadre?
In Ilaria ci ho sempre creduto. È stata bravissima ad accettare la decisione del tecnico di escludere le “grandi” dal quartetto, ma allo stesso tempo a lottare per riguadagnarsi il posto in squadra, dimostrando nelle gare individuali tutto il suo valore. Ilaria è una campionessa, che ha vinto tanto in carriera e con cui spero di poter vincere qualcosa di importante assieme.

E ora, rotta verso Rio…
È lunga. Tutti già parlano di qualificazione olimpica, ma ripeto, è lunga. Mancano ancora due anni, abbiamo sempre detto di voler fare un passettino alla volta, ora non ci voglio pensare. Bisogna crearsi un bel muretto da cui poi spiccare un bel salto per esultare.

Pronta a tuffarti di nuovo in clima gara?
Sì! Settimana prossima andiamo a Gand quindi subito la settimana successiva a Bolzano per la tappa italiana. Due fine settimana di gara quindi, poi uno di riposo e poi di nuovo il rush finale fra Antalya e Mosca. Breve pausa per riprendere un po’ il fiato, e poi di nuovo in viaggio con due tappe intercontinentali, l’Europeo, la tappa cinese e il Mondiale l’uno attaccato all’altro. Difficile annoiarsi…

Twitter: agenna85

Fotografia di Alessandro Gennari per Pianeta Scherma
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