Una gioia inaspettata

Rossella Greogrio racconta le sue sensazioni dopo il bronzo europeo nella sciabola femminile conquistato a Strasburgo.

 

Felice e con ancora tanta adrenalina addosso, tanto che mentre risponde via telefono alle domande dei colleghi della carta stampata, macina passi su passi nei dintorni della zona mista. Rossella Gregorio sprizza gioia da tutti i pori per una medaglia europea bellissima, arrivata in una stagione in cui per due volte, a Bolzano ed Antalya, si è tolta lo sfizio di salire sul podio in Coppa del Mondo. L’abbiamo sentita, appena dopo la fine della sua semifinale. Ecco cosa ci ha detto.

Un bronzo europeo che arriva in una stagione in cui hai già conquistato due podi in Coppa del Mondo e in cui hai dato dimostrazione di poter essere fra le protagoniste della sciabola. Come ti senti con questa medaglia al collo?
Sono moderatamente soddisfatta… (sorride, ndr) Scherzo ovviamente, sono molto felice. Questa è stata per me la stagione che mi ha portato dei veri risultati, e per questo intendo dire i podi in Coppa del Mondo. Perché, in fondo, questo significa fare risultato. La medaglia europea proprio non me l’aspettavo: è una gara tosta, con un livello altissimo, che non sapevo come avrei affrontato anche perché questo era solo il mio secondo europeo. Invece ho avuto un buon canale e sono stata brava a reagire dopo la fase a gironi, e così sono arrivata a podio.

In semifinale hai trovato Olga Kharlan, cosa pensi ti sia mancato nell’assalto contro di lei?
Al momento lei è la più forte nel circuito, di sicuro è più forte di me. Io devo migliorare ancora sotto molti punti di vista. Mi è dispiaciuto non essere riuscita a dare qualcosina in più in pedana, soprattutto a livello di testa, perchè quando il livello si alza, serve un pelo in più di freddezza e pazienza. Questa forse mi è un po’ mancata, però ho ampi margini di miglioramento e spero di incontrarla più spesso, perché per vincere devi incontrare campionesse così.

Prendendo spunto da questa tua ultima considerazione, ti chiedo: quanto è stimolante affrontare fuoriclasse del calibro di Kharlan e Velijkaya?
Diciamo che sono due lati della stessa medaglia: da una parte può essere anche molto frustrante, perché se sono in giornata diventa veramente dura fermarle. D’altro canto è un grande stimolo, perchè ti spingono ogni volta a migliorarti e a perfezionare ogni volta qualche dettaglio in più. Perché se nei primi match conta soprattutto la concretezza, quando tiri con quelle veramente forti ci vogliono freddezza e le giuste scelte tattiche.

Ora siete attese dalla prova a squadre, già focalizzata su quell’appuntamento?
Per fortuna ci sono tre giorni prima della gara, stasera mi posso anche un attimino rilassare prima di pensarci. Per noi è una gara importantissima,e sappiamo che dobbiamo rendere al massimo tutte L’anno scorso abbiamo fatto bronzo, cercheremo perlomeno di conservarlo o, perché no, di migliorarlo. Sono fiduciosa perché siamo forti, dobbiamo essere convinte e unite, ma possiamo fare veramente una bella gara.

Russia e Ucraina, sono le loro le vostre avversarie più temute?
Delle due, la Russia è quella più complicata da affrontare perché sono molto compatte. Difficile, ma si può fare. Bisogna stare attaccate al match sempre e rosicchiare ogni singola stoccata. Quanto all’Ucraina, sono sicuramente meno forti, ma possono contare su Olga Kharlan.

A chi dedichi questa medaglia?
Prima di tutto a mio nonno, che purtroppo è scomparso una decina di giorni fa. Poi al mio maestro, Lucio Landi, al mio preparatore atletico e a tutte le persone con cui lavoro. E poi ai miei genitori, che non mi sopportano più… (segue sonora risata, ndr)E anche un po’ a me stessa!

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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