Una dolce abitudine

L’Italspada femminile seconda a Barcellona. Sesto podio consecutivo per le azzurre, che cedono in finale a una sorprendente Svezia. Terzo posto per la Romania, che batte la Russia.

 

 

Ancora un podio, il sesto consecutivo. Un secondo posto convincente e prestigioso, la consapevolezza di un gruppo sempre più forte, la sensazione che, per prendersi quella benedetta vittoria, manchi davvero poco. Bianca Del Carretto, Rossella Fiamingo, Mara Navarria e Francesca Quondamcarlo sono salite in pedana a Barcellona con la convinzione di chi conosce bene il loro valore. È dalla prova di Coppa del Mondo di Rio de Janeiro, il 18 maggio 2014, che portano a casa un podio. In mezzo ci sono stati il bronzo agli Europei di Strasburgo e quello ai Mondiali di Kazan, il terzo posto nella gara italiana di Legnano e il secondo conquistato a Xuzhou, in Cina.

La gara di Barcellona sembrava quella giusta per portarsi a casa l’intera posta in palio. Una progressione impressionante, i primi due turni superati di slancio: 45-23 al Venezuela, 45-22 all’Ucraina. Poi la battaglia sul filo dei nervi con le russe, una semifinale vinta per 16-15, una sola stoccata, punteggi bassissimi, capolavoro di tattica e freddezza. Tanto da far sembrare poco più che una formalità la finale con la Svezia, sorprendentemente giunta all’ultimo atto dopo la netta affermazione in semifinale sulla Romania, vincente poi sulla Russia per il bronzo.

Ma nella scherma niente è scontato. Niente. E anche quello che può sembrare un avversario abbordabile (la Gaars, numero 73 del mondo, la Berghdal numero 82, la Samuelsson numero 100), può diventare la più temibile insidia di giornata. L’avevano messa sui binari giusti le azzurre, scappate sul +4 grazie al break di Rossella Fiamingo nel secondo assalto, capaci di mantenere il gap costante e controllare fino a metà della finale, poi crollate, incapaci di rialzarsi del tutto, dopo un improvviso blackout di Mara Navarria, seconda il giorno prima nella prova individuale.

Salita in pedana sul +4 contro Emma Samuelsson, Mara era stata capace di portarsi anche sul +5, prima che la luce si spegnesse e l’assalto si chiudesse con un parziale di -7 per l’azzurra, con la Svezia che ha capovolto la situazione portandosi avanti di 3 stoccate. Un vantaggio che, a quel punto, le scandinave non avrebbero più mollato. Mentre il ct azzurro Sandro Cuomo decideva di schierare Bianca Del Carretto al posto della Navarria. Francesca Quondamcarlo, nel penultimo assalto, ha provato ad accorciare: -2 prima del match di chiusura, tra Rossella Fiamingo ed Emma Samuelson. Un botta e risposta continuo, una stoccata per Rossella e una per la svedese, fino a poco meno di un minuto dal termine, quando il cronometro è diventato un fattore pesante, e il ticchettio delle lancette ha cominciato a suonare come l’avvicinarsi di una sentenza.

È finita 45-37, ma il punteggio è bugiardo. Per l’andamento di una gara che sembrava vinta a metà della finale, e per il gap di qualità che esiste tra l’Italia e la Svezia. Intanto le azzurre continuano a rosicchiare punti a chi le precede nel ranking, desiderose di prendersi un posto in prima fila in vista della partenza delle qualifiche olimpiche. Questa squadra è forte come forse non lo era mai stata, e lo dimostra l’impressionante continuità di prestazioni e risultati. Manca solo l’acuto finale.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

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