Cassarà: «Non voglio fermarmi più»

È tornato a vincere in Coppa del Mondo dopo un anno. A Pianeta Scherma confessa: «Cercavo questo risultato». 

 

 

A Bonn ha riassaporato il dolce sapore dell’oro. Lì, nella stessa città in cui aveva vinto l’ultima gara, quasi un anno prima. Andrea Cassarà è tornato a ruggire, aggiungendo punti al suo ranking è un’altra ottima prestazione dopo il terzo posto di Tokyo. Il tutto in un anno che ha portato il sì di Sissi alla sua proposta di matrimonio e che presto vedrà l’inizio delle qualifiche olimpiche.
Tra vita privata e agonismo, si è raccontato a Pianeta Scherma.

Sei tornato alla vittoria dopo quasi un anno. Che effetto ti fa?
Buono. Cercavo questa vittoria, devo essere sincero. A Parigi avevo fatto un 64 e non è un risultato che mi si confà particolarmente. Avevo voglia di far bene e vincere, e inseguivo il successo. Dopo aver vinto 27 gare di Coppa del Mondo non dico che arrivare quinto sia una delusione, ma non mi basta.

Di nuovo Bonn, stessa città e stessa gara in cui eri salito sul primo gradino del podio l’ultima volta. Ti porta fortuna?
Se non fosse perché ho perso la finale tre anni fa con Baldini a 14 ne avrei vinte tre di fila a Bonn. È una gara difficile e storica a cui tengo particolarmente. Anche perché la faccio da quando ero giovanissimo.

Se non sbaglio era la prima gara che facevi dopo l’uscita della notizia del tuo prossimo matrimonio con Sissi.
In realtà glielo avevo chiesto già da novembre, noi lo sapevamo e nell’ambiente il fatto era già noto. Poi è uscita sul Corriere di Brescia e ha avuto una diffusione ancora più ampia. Comunque sì, è da pochi mesi che abbiamo deciso di sposarci.

Immagino che questo ti renda felice e ti aiuti anche in pedana.
Certamente mi rende felice, altrimenti non glielo avrei chiesto (sorride, ndr). Io credo che vita privata e agonistica non sono mai separate. Quando c’è una situazione emotiva buona è più facile ottenere risultati. Tutte le cose vanno a posto e si può vincere. Così è stato. Poi certo, se non hai le basi per vincere puoi pure essere felicissimo, ma non vincerai. Io, fortunatamente, sono abituato a vincere.

Secondo podio stagionale. Tutto sommato una buona annata no?
Sì, positiva. Ma io sono sempre stato abituato a fare risultati. La prima vittoria in Coppa l’ho ottenuta nel 2003, 12 anni fa. Era ora che riprendessi sui miei livelli. Spero di poter continuare così. È tanto tempo che sono ai vertici e questo qualche volta può rendere le cose più difficili, gli altri danno il 120%, la concentrazione e la motivazione possono non essere sempre le stesse. Anche questo fa parte dell’allenamento, bisogna trovare gli equilibri e la determinazione. Quando perdi dà sempre fastidio, ma magari, in pedana, sul momento, non sempre hai la cattiveria giusta.

L’anno scorso hai ceduto la Coppa del Mondo dopo averla vinta per tre anni di fila. Sei pronto a riprendertela?
Gli ultimi anni non sono stati semplici. Nel 2012 ho avuto la mononucleosi, che ha influenzato il mio rendimento alle Olimpiadi di Londra. Nel 2013 c’è stata quella stoccata fantasma ai Mondiali di Budapest, che mi ha impedito di ottenere un risultato importante. Ora arrivano giorni importantissimi con le qualifiche olimpiche. Bisogna allenarsi bene e io non sono per niente sazio. Prima arrivo a 30 vittorie meglio è. Magari raggiungere quel traguardo può voler dire vincere una Coppa del Mondo o un Mondiale. Io vado per vincere a ogni gara. Cercherò di fare ogni gara il meglio possibile. Così arrivano i risultati.

Cosa ti aspetti da Mondiali ed Europei?
Io voglio allenarmi e continuare così. Prima degli europei ho L’Avana e Pesaro. Voglio fare bene lì, poi penserò a Europei e Mondiali. Se ci pensassi già da ora vorrebbe dire che non ho la testa su L’Avana e Pesaro.

Tra poco comincia la qualifica olimpica e vi presentate da terzi. Una buona posizione?
Potevamo essere secondi se non ci avessero tolto una stoccata buona a Parigi. Siamo una squadra che ha vinto 4 Mondiali e 2 Olimpiadi. Mettiamo sulla carta chi abbiamo noi e chi hanno Russia e Francia, che ci precedono nel ranking, e io credo che noi siamo più forti. Poi loro possono pure convincersi di essere migliori, ma non lo sono. Altrimenti il mondiale vinto l’anno scorso da Cheremisinov non sarebbe stato un grande evento. Erano passati 19 anni dall’ultima vittoria di un russo nel fioretto. Dal 2002 al 2014 hanno vinto il mondiale 5 italiani. A me i russi non spaventano, se decidono di tirare sono più forti i cinesi.

La qualificazione olimpica va sempre sudata, ma partite con oltre 100 punti di vantaggio sulla quarta europea, la Germania. Non proprio malissimo.
Siamo sereni, assolutamente. Ma bisogna qualificarsi come numero 1, non come numero 3.

 

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

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