Le fatiche di Rossella Fiamingo

Un’annata altalenante per lei. Ma la cambiale d’oro accesa a Kazan può ancora essere onorata.

 

Luglio 2014: Rossella Fiamingo si laurea campionessa del mondo individuale di spada femminile, riconquistando all’Italia una medaglia d’oro che mancava da due decenni. Lo sguardo di felicità quasi incredula seguito immediatamente alla vittoria nella finalissima su Britta Heidemann è stato insieme il coronamento di una giornata a dir poco perfetta e una delle fotografie migliori dell’intera spedizione azzurra ai Mondiali russi. A due anni esatti dall’Olimpiade di Rio de Janeiro, con la ragionevole certezza di un quartetto già allora in crescita costante per la prova a squadre, per la spadista catanese pareva essersi aperta un’autostrada verso il successo e la definitiva consacrazione ai massimi livelli di specialità.

Nell’annata in corso, tuttavia, l’autostrada è finora sembrata trasformarsi in una lunga corsa a tappe con molte salite, qualche inciampo, diversi problemi fisici e alcune gioie arrivate soltanto dalle gare a squadre. A dimostrazione che nello sport in generale, nella scherma in particolare e nella spada nello specifico, confermarsi ad altissimi traguardi costa, e vale, il doppio che raggiungerli. L’eliminazione al turno dei 64 individuali a Johannesburg durante l’ultimo weekend di Coppa del Mondo è stata soltanto l’ultima oscillazione dell’altalena che è stata finora la stagione di Rossella che tuttavia, analizzando la situazione nel complesso, nel suo atto finale può ancora ribaltare i verdetti e troncare sul nascere qualche giudizio magari affrettato, così da poter onorare la cambiale d’oro accesa un anno fa a Kazan.

Risultati a due facce. L’affermazione ormai acquisita del quartetto azzurro di spada femminile, che mantiene saldo il primo posto nel ranking mondiale, con una serie di podi consecutivi suggellata dalla vittoria di Buenos Aires e interrotta solo con il quarto posto in Sudafrica, ha compensato solo in parte un tabellino poco confortante nelle prove individuali: dall’esordio al Trofeo “Carroccio” di Legnano fino a Johannesburg, a Rossella mancano all’attivo un podio o quantomeno un acuto degno della sua scherma. In questo senso, l’esempio del percorso compiuto con la squadra, che mattone dopo mattone ha costruito un capolavoro di solidità, potrà essere da esempio e stimolo per ritrovare la necessaria continuità di rendimento e di risultati.

I problemi fisici. Essere fisicamente al 100% è condizione necessaria nello sport per potersi esprimere al meglio e senza troppi pensieri: dall’estate scorsa in poi per Rossella non è quasi mai stato così. I fastidi alla schiena – iniziati addirittura nel corso della prova a squadre ai Mondiali – e successivamente al flessore della coscia sinistra hanno condizionato, e non poco, il suo inizio di stagione almeno fino alla prova di Budapest, non a caso una delle più positive dell’annata. I quasi due mesi di pausa in Coppa del Mondo, teoricamente provvidenziali per ritrovare smalto e condizione, si sono tuttavia al momento infranti contro un virus intestinale che ha compromesso già dall’immediata vigilia un possibile riscatto a Johannesburg, con la netta sconfitta al primo assalto di giornata contro Camilla Batini. Da qui all’estate, la necessità di ritrovare la migliore condizione possibile sarà il miglior carburante per tentare la scalata agli obiettivi più importanti, con gli Europei e Mondiali che già si materializzano sullo sfondo.

Ripetere Kazan si può. Una certezza: Rossella Fiamingo è un talento naturale e un patrimonio della scherma azzurra. La sua tecnica in pedana e la capacità di affrontare nel modo migliore gli appuntamenti più importanti non sono in discussione. Certo, ora in pedana con lei sale la corona di campionessa del mondo, che impone a qualunque sua avversaria di dare più del massimo per poterne ottenere lo scalpo, tuttavia lo stesso “peso” può, e in alcuni casi deve, essere utilizzato a proprio vantaggio come una sorta di stoccata di riserva. La tenacia che ha accompagnato Rossella nella sua crescita come spadista, unita alla sua lucidità durante l’azione, caratteristiche ormai acquisite della sua scherma, sono a nostro avviso la migliore garanzia che l’altalena della stagione prima o poi si fermerà. Che uno o più replay di quella giornata di luglio a Kazan sono possibili. Che, sarà banale dirlo, il meglio deve ancora venire.

Twitter: MattiaBoretti

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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