Allo sciabolatore ungherese manca solo l’oro Mondiale per fare il “grande slam” individuale.
Un oro per completare il proprio, personale, Grande Slam ed entrare così nel club di quelli che hanno vinto a livello individuale un oro in tutte le maggiori competizioni schermistiche: messa in bacheca a Londra la medaglia a Cinque Cerchi nel 2012, archiviata a Montreux la pratica dell’oro continentale, Aron Szilagyi guarda con fiducia agli ormai imminenti Mondiali di Mosca per artigliare quell’ultimo tassello che ancora gli manca per completare il suo mosaico tutto d’oro.
Un appuntamento a cui lo sciabolatore di Budapest arriva – come detto – da fresco vincitore degli Europei di Montreux, ma anche e soprattutto al termine di una stagione che ha avuto l’unico picco veramente negativo nella clamorosa eliminazione al primo turno al Luxardo, a cui han però fatto da contraltare quattro podi (tre terzi e un secondo posto) e due eliminazioni agli ottavi di finale. La possibilità poi di prendersi una piccola grande vendetta sui russi che gli “rovinarono” il Mondiale di casa (allora fu doppietta con Reshetnikov vincitore su Kovalev e bronzo per il magiaro) potrebbe essere un ulteriore stimolo in più. Certo, il compito non è facilissimo, perché la concorrenza è tanta e agguerrita, ma l’ungherese riuscirà a mettere in pedana la sua sciabola tanto spettacolare quanto efficace, la sua candidatura diventerebbe davvero forte.
In caso di successo, Szilagy farebbe il suo ingresso nel ristrettissimo novero degli atleti che possono vantare nel proprio palmarès la vittoria in tutte e tre le grandi competizioni (Olimpiadi, Mondiali, campionato continentale, competizione di più recente intrudizone). Un circolo che comprende, solo per rimanere alla sciabola maschile, campioni del calibro di Stanislav Podzniakov e il nostro Aldo Montano, oltre allo spadista tedesco Alexander Pusch. Nel caso invece non dovesse riuscire, a 25 anni di occasioni per vincere l’oro mondiale di certo non mancheranno da qui alle prossime stagioni.
Twitter: agenna85
Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma
