Spada maschile, anche il legno può profumare

Italia quarta: impresa contro la Francia poi fuori con l’Ucraina, che conquista l’oro. Argento Corea, bronzo Svizzera

 

Ci sono medaglie che, anche se nessuno te le mette al collo, solo a sfiorarle possono cambiare la tua storia. Ci sono volte in cui, l’odore di un bronzo in cui non avresti mai sperato può darti la forza per ripartire cancellando paure e incertezze. Enrico Garozzo, Paolo Pizzo, Marco Fichera e Andrea Santarelli non sono saliti sul podio nella gara di spada maschile al Mondiale di Mosca, non li troverete nelle foto di rito riservate ai premiati, con Ucraina, Corea del Sud e Svizzera. Sono subito dietro, quarti, ma da oggi molto più vicini a Rio 2016 di quanto non lo fossero prima.

Settantadue punti sono una boccata d’ossigeno che rende il sesto posto utile per qualificarsi (difficile immaginare una nazione africana tra le prime 16 del ranking a fine marzo 2016) a portata di mano. Ma è il modo in cui sono arrivati che può fare la differenza, segnare il taglio tra il passato e il futuro. Ieri gli Azzurri sono stati a un passo da un’altra eliminazione agli ottavi, contro la Repubblica Ceca che li aveva già esclusi dagli otto agli Europei di Montreux. Marco Fichera era sotto di tre stoccate a 1 minuto dal termine, ma ha saputo ricucire lo strappo e imporsi alla priorità.

Oggi si cominciava dalla Francia, i più forti, i numeri 1 al Mondo. Grumier, Jerent e Robeiri, un osso durissimo da battere. Il pronostico era tutto sbilanciato dalla parte dei transalpini, ma Garozzo, Pizzo e Fichera hanno tirato fuori la prova perfetta. Sempre attaccati agli avversari, sempre vivi e concentrati, capaci di piazzare la zampata del sorpasso nel’ultimo giro d’assalti: Fichera-Robeiri 3-1; Pizzo-Jerent 7-6; Garozzo-Grumier 10-8. Finale 44-42 Italia, e un urlo, lanciato da Marco Fichera: «Ragazzi, abbiamo solo iniziato».

Fin qui le note liete. Per raccontare il resto della gara bisogna smettere di parlare di spada, e raccontare di una regola ridicola applicata talvolta in modo scandaloso. La passività, nata per velocizzare gli assalti di spada, è ciò che permette all’Ucraina di tirare pochissime botte, limitarsi ad attendere a fondo pedana, sfruttare l’errore dell’avversario nel nome di un catenaccio da far invidia a Nereo Rocco, chiudere 15-11 la semifinale e prendersi l’oro iniziando l’ultimo assalto di finale sul punteggio di 11-7 e chiudendo 34-24 solo per i disperati attacchi di Jung. La passività è la regola che consente a un arbitro di fermare l’assalto mentre Enrico Garozzo assedia a fondo pedana Max Heinzer e prepara una stoccata che arriva un istante dopo l’alt, cancellando così il -1 e cambiando la storia della finale per il bronzo completamente falsata da quella e da altre scelte arbitrali spesso non uniformi, che finisce 38-24 con un coraggioso Santarelli subentrato a Fichera a cercare la rimonta da-15 con Heinzer.

Ce ne sarebbe abbastanza per essere arrabbiati, poi ci si riguarda alle spalle, si pensa a come si è arrivati a questo Mondiale, si guarda tutto in controluce e si realizza che ci si è fermati a un passo dalla finale, e che il bronzo è scappato via in circostanze non del tutto dipendenti dai propri limiti. E allora si può volgere lo sguardo al futuro con ottimismo, guardare il planisfero e fissare Rio de Janeiro. Sognando un’Olimpiade da protagonisti.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

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