Sinigaglia: «Per Rio ci sono anch’io»

Dopo una stagione ferma ai box per infortunio, Lucrezia Sinigaglia è pronta a ripartire. E lo farà nel week-end di Orleans, con l’obiettivo di divertirsi. Senza però perdere di vista Rio e gli studi.

 

La Coppa del Mondo di sciabola femminile riparte questo fine settimana da Orleans, e in casa Italia c’è chi attende con ansia di scendere in pedana: è Lucrezia Sinigaglia. La padovana scalpita, ha fretta di ritrovare l’adrenalina della gara e tutte quelle sensazioni che la sorte le ha privato l’anno scorso con grande accanimento. Dapprima una distorsione alla caviglia rimediata al debutto in Coppa del Mondo, quindi in aprile il crac al ginocchio che l’ha costretta all’intervento e a un lungo stop.

Finalmente adesso il periodo buio sembra essere alle spalle e per la venticinquenne padovana è tempo di tornare a fare quello che più le piace. Lo fa da Dottoressa, stante anche la fresca laurea in Storia e tutela dei beni culturali, conseguita lo scorso settembre a Padova con il massimo dei voti e con tanto di lode. L’abbiamo sentita alla vigilia della partenza per Orleans.

Lucrezia, sei reduce da una stagione sfortunata e costellata da infortuni. Ce la racconti?

Mi sono infortunata il 10 aprile durante un ritiro con la nazionale di sciabola. Stavamo simulando una gara a squadre, ricordo che stavo andando indietro e ad un certo punto ho sentito un forte dolore, proprio come se si fosse rotto qualcosa a livello del ginocchio. Mi sono lasciata cadere a terra e poi è arrivato subito il medico. All’inizio non si sapeva con certezza cosa potesse essere accaduto, ma pochi giorni dopo ho avuto la conferma del brutto presentimento: rottura del legamento crociato anteriore e piccola lesione del menisco esterno. Ero tornata sulle pedane da poco tempo perchè purtroppo ero reduce da un altro infortunio: ad ottobre, alla prima gara di coppa del mondo a Caracas, avevo avuto una distorsione di secondo grado alla caviglia che mi aveva fermato per circa due mesi. Appena mi sono fatta male, ho percepito che si trattasse di qualcosa di grave, ero parecchio arrabbiata e dispiaciuta, ma non mi sono scoraggiata e ho iniziato a pensare subito all’operazione. Prima mi operavo, prima potevo tornare a fare scherma.

Cosa hai pensato al momento e come hai reagito?

Fortunatamente non sono una persona che si abbatte davanti alle difficoltà, nè che si piange addosso. Gli infortuni sono il rischio del mestiere dell’atleta, inutile rimuginare sui perchè o chiedersi come possa essere accaduto, anche perchè non ho mai sofferto di patologie particolari e ho sempre curato la preparazione fisica. Probabilmente il ginocchio sarà andato incontro a forti sollecitazioni meccaniche come spesso accade nell’attività sportiva agonistica e avrò fatto involontariamente un movimento sbagliato di torsione.

Purtroppo sei dovuta stare a lungo fuori dalle pedane, cosa ti è mancato di più durante tutto il periodo di stop?

La cosa più difficile è stata stare lontano dalle pedane, dalla palestra e il non poter partecipare alle gare in vista di un’olimpiade molto vicina. La scherma è la mia quotidianità, la mia passione. E’ stata dura anche perchè come accennavo prima, avevo già avuto un infortunio ad inizio stagione. E poi mi sono mancati i miei compagni di sala, anche loro sono parte della mia vita di tutti i giorni.

Chi ti ha aiutato particolarmente a superare questo difficile momento?

Devo dire che tutte le persone dell’ambiente schermistico, maestri, preparatori, fisioterapisti, dottori, compagne e compagni di sala, il mio gruppo sportivo Fiamme Gialle, etc mi sono state molto vicine. Ma un ringraziamento speciale va anche al chirurgo, il dott. Adriani e alla sua equipe che mi ha operata, e allo staff di Villa Stuart dove ho passato parecchi mesi a fare riabilitazione. Ovviamente mi sono stati vicini anche tutti i miei amici al di fuori della palestra, e senza dubbio la mia famiglia. Ma la persona che più mi ha aiutata è stato il mio ragazzo, Marco Tricarico. Anche lui, da buon ex sciabolatore, ha subito ben tre interventi al crociato, e ogni volta ha saputo rialzarsi, rimettersi in gioco, e ottenere importanti traguardi. Grazie a lui ho imparato che gli ostacoli servono a farci diventare più forti, a superare i propri limiti e a pensare in positivo nonostante le difficoltà.

Ti sei da poco laureata, quali piani hai per il proseguo dei tuoi studi?

Ammetto che l’infortunio mi ha dato il tempo per mettermi con costanza sui libri e finire quei pochi esami che mi mancavano e ottenere il massimo dei voti, non mi aspettavo addirittura la lode. Conciliare sport e studio non è semplice, ma con la buona volontà si può fare. Adesso che ho terminato la triennale ho intenzione di procedere con la specialistica in Storia dell’Arte.

Manca poco al tuo ritorno in pedana in una prova di Coppa del Mondo, quali sono le sensazioni della vigilia e o tuoi obiettivi a breve termine?

Sono tornata da poco in pedana, ho iniziato presto, a quattro mesi e mezzo, ma con molta cautela. Ora sono entrata nel sesto mese dopo l’operazione, e nonostante qualche fastidio e rumorino di articolazione, sono felice di come sia andata l’operazione e di come abbia reagito il ginocchio. Ancora non è quello di prima, ma la strada è quella giusta. I miei obiettivi non sono mai cambiati: dare il massimo e raggiungere risultati sempre migliori.

La stagione in corso culminerà con i Giochi Olimpici di Rio: ci pensi? 

Certo che ci penso. Fino a un anno fa ero in squadra, questo significa che ho le potenzialità per esserci. Spero di avere le occasioni per rifarmi, di raggiungere buoni risultati, e magari un po’ di fortuna non guasterebbe quest’anno! E alla fine, tirate le somme, ci andrà chi se lo meriterà di più.

E per la gara di Orleans invece, quali sono le tue aspettative?

Divertirmi in pedana, riassaporare l’adrenalina di una gara di coppa del mondo e fare del mio meglio.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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