Il Meglio di Rio 2016 – Una sciabola a due velocità

La scena della sciabola femminile sembra sempre più incanalata a Est. E all’orizzonte non si vedono ostacoli.

 

L’irrisoria faciltà con cui la Kharlan ha sconfitto la pur talentosa Gulotta esprime bene il divario tecnico che esiste tra le migliori specialiste della sciabola e il resto del Mondo. Contrariamente a quanto accade nelle altre armi, dove i valori si rovesciano annualmente con capovolgimenti a volte clamorosi (vedi il doloroso caso della spada femminile), nella sciabola delle donne sono otto anni che tutto è glacialmente fermo, con quelle tre madonne che si spartiscono più o meno equamente le glorie e quelle due scuole di origine sovietica che dettano legge.

C’è poca ciccia per le seconde linee, a cui restano sostanzialmente le briciole. Qualcosa si muove, soprattutto in Russia e Francia che hanno partorito gli unici inconvenienti in cui le dominatrici possono incappare. La Egorian, innanzitutto, capace di scalare di tanto in tanto la vetta, e le francesine che da qualche anno si sono messe di buzzo buono e stanno, sia pur faticosamente, risalendo la china. Il resto, se confrontato ai valori di vertice, è poca roba. L’impressione è sempre quella: tanto talento in giro, ma poca o punta tecnica di base. L’ormai astrusa regolamentazione arbitrale ha accelerato questo processo d’impoverimento strutturale, convincendo falsamente i più a rendere ancor più stringata ed essenziale l’attrezzatura fondamentale delle sciabolatrici. Così, le schermitrici e le scuole dominanti continuano a fare carne di porco, respingendo sistematicamente gli assalti del talento e della fantasia col potere monumentale della tecnica. Grinta, cuore, intelligenza tattica e scelta di tempo servono a ben poco se poi alla fine si gettano al vento, a causa di una cattiva esecuzione, stoccate costruite con fatica e arguzia.

A volte il cuore basta, a volte il vento è favorevole e capita di ribaltare il pronostico; in particolare alle Olimpiadi, dove le braccia dei forti si accorciano e si moltiplica l’ardore di chi non ha nulla da perdere. Però, diciamola francamente, per quanto si vede adesso in giro l’impresa è davvero ardua.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma
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