Non tutti i legni sono uguali

La sciabola femminile chiude l’Olimpiade con un quarto posto che ha un sapore più dolce che agro.

 

Ci sono quarti posti che hanno l’odore del fallimento. E altri che, invece, lasciano in bocca un sapore decisamente più dolce che agro. A distanza di 24 ore, l’Italia della scherma ha perso due finali per il bronzo, ma se il risultato del fioretto maschile non può che essere visto come una débâcle, quello della sciabola femminile è una torta a cui è mancata solo la ciliegina, una ciambella buona anche se è venuta fuori senza buco.

Perché c’è modo e modo di perdere, in primis, e sfiorare una finale perdendo 45-42 contro l’Ucraina di una Olga Kharlan in formato marziano non è proprio come prenderne 15 di distacco da Lefort e compagni. Ma soprattutto perché a fare la differenza sono le aspettative, e se i fiorettisti arrivavano da campioni del mondo in carica e numero 1 del ranking, le sciabolatrici erano seste nella classifica internazionale e affrontavano ai quarti una Francia che nell’ultimo anno era stata in netta crescita,  veniva da cinque podi consecutivi, con una vittoria in Coppa del Mondo e un argento europeo come ultimi due risultati.

La gara l’abbiamo raccontata. Con un live, con le parole di Dino Meglio assalto dopo assalto, con la cronaca finale. Abbiamo visto e descritto una squadra compatta e concentrata, capace di difendere coi denti un vantaggio, e di provarci fino alla fine per recuperare uno svantaggio. Ci sarebbe piaciuto dover parlare solo di questo, e invece abbiamo dovuto rendere conto anche di un delegato arbitrale, quello ucraino, che per tutta la semifinale ha dettato le stoccate all’arbitro, ricoprendo di insulti e gestacci la panchina azzurra, finendo per vedersi ritirare l’accredito olimpico. In molti si sono chiesti se non fosse possibile e opportuna una squalifica di tutta la squadra ucraina, la risposta è no. Perché la responsabilità è individuale ed è impossibile dimostrare che il presidente di giuria si sia fatto realmente influenzare nelle sue scelte.

E allora teniamoci la bella impressione che ci hanno dato le nostre ragazze. Teniamoci, in particolare, una Gulotta super, capace di battere tutte le avversarie trovate sulla sua strada, persino Olga Kharlan, sconfitta con un parziale di 5-2, chiudendo a +10 di saldo il match con le ucraine. Teniamoci la sensazione di una squadra decisamente futuribile, con un potenziale che in questa quadriennio raramente è stato completamente espresso. Ma che ora, da Rio, può tornare con nuove sicurezze e ambizioni rafforzate. Perché non tutti i quarti posti sono uguali e, alcuni, possono essere solo il punto di partenza per un bellissimo  cammino.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

 

 
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