Spadiste d’argento, la morte-subite premia la Francia

Le spadiste azzurre si fermano a una stoccata dall’oro nella prova a squadre. Vince la Francia, che si conferma dopo l’oro dell’anno scorso. Podio per gli Usa.

 

La differenza è tutta in una botta. Quella, pregevole, che Ocean Tahe piazza pizzicando il piede di Eleonora De Marchi. Si decide così, nel modo più crudele per le azzurre, la finale della prova a squadre di spada femminile, con il titolo Mondiale che prende per la seconda volta consecutiva la direzione della Francia. Una rivincita per le transalpine, che su quella stessa pedana avevano visto sfumare il titolo Europeo, proprio per mano dell’Italia, proprio per mano dell’Italia.

Con tanto rammarico per l’orchestra azzurra, che sino a quel momento aveva suonato uno spartito perfetto con Alessandra BozzaBeatrice Cagnin, Eleonora De Marchi e Federica Isola ognuna a dare il proprio contributo, con la vercellese bronzo individuale che alla fine della giornata si prende la palma di “migliore in campo” fra le azzurre. Una macchina ottimamente oliata, la banda Cuomo, che riparte dopo il 45-40 di ieri alla Corea per prendersi la finale con relativa facilità, dapprima battendo la Svizzera quindi la Polonia, distanziate di oltre dieci punti.

Quindi l’assalto con le transalpine (Alya Bayram – fresca campionessa del Mondo individuale – Camille Nabeth, Oceane Tahe, Diane Von Kerssenbrock), quello con in palio la posta grossa. Che fin da subito si dipana come una partita a scacchi, lunga nove periodi, senza che nessuna delle due squadre riuscisse a prendere un vantaggio consistente. Per arrivare alla soluzione più scontata e giusta, quella della morte subite. E il guizzo della Tahe è – purtroppo – storia già raccontata.

Tutta da raccontare è invece la storia della finale per il terzo posto, con gli Stati Uniti delle ragazzine terribili Ariana Mangano e Greta Candreva (ventinove anni in due), coadiuvate da Kasia Nixon e Giana Vierheller che si prende la medaglia di bronzo a scapito della Polonia, con le americane che – dopo essere state sotto per tutto il match – trovano la chiave di volta nell’ultimo giro, fino all’11-4 della Nixon sulla Mrzoszak che chiude ogni discorso.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Fie

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