Sciabola maschile, manca poco per la perfezione

La vittoria di Madrid è l’ennesimo acuto di una stagizone sin qui di altissimo livello per il quartetto azzurro. Che guarda a Tbilisi e Lipsia per chiuderla al meglio.

 

Cinque finali in altrettante uscite, condite da due vittorie e tre secondi posti. E quella sensazione che, per dirla con le parole del Liga, il meglio debba ancora venire. Non può che essere quest’ultima l’eredità lasciata in dote agli sciabolatori azzurri dal fine settimana di Coppa del Mondo a Madrid, che dopo essere comunque stati protagonisti della lotta al vertice nella gara individuale di sabato, si sono esaltati ancora una volta nella prova per quartetti di domenica.

Una gara che toglie tutti i dubbi su una cosa: questo è un periodo assolutamente d’oro per tutto il movimento della sciabola italiana. Appena sette giorni fa erano state le ragazze a prendersi il gradino più alto del podio a Tunisi, al termine di una cavalcata passata anche da una rimonta clamorosa ai danni dell’Ucraina e della sua capitana e leader Olga Kharlan, ribaltata da un’ultima frazione da urlo di Rossella Gregorio. Ieri a Madrid è arrivata la vittoria del quartetto maschile, ennesimo entusiasmante di una stagione in cui la squadra italiana è arrivata sempre a centrare la finalissima, vincendo in due occasioni. E se come peggior risultato stagionale si possono vantare tre secondi posti –  di cui due tanto dolorosi quanto beffardi perché arrivati all’ultima stoccata contro Corea a Padova (perdipiù con la stoccata decisiva assegnata agli asiatici con una decisione decisamente dubbia) e Romania a Varsavia – tutto ciò è, come si dice adesso, tanta roba

Tanto che ci sentiamo sicuri di dire che se non siamo alla perfezione, poco ci manca. Alla base, la giusta chimica trovata dall’alchimista Sirovich, che si trova fra le mani la gioventù e il talento di Luca Curatoli ed Enrico Berrè, coadiuvati da un Luigi Samele in grande spolvero fin dalle prime battute della stagione – e la vittoria nel Grand Prix di Cancun è solo la punta dell’iceberg del bel periodo che sta vivendo il foggiano- e il tutto condito dalla classe senza tempo di Aldo Montano (una menzione la meritano anche Alberto Pellegrini, che ha gareggiato a Dakar e Gyor nei primi due impegni stagionali, così come Diego Occhiuzzi e Lorenzo Romano in quartetto a Varsavia), ancora capace di dare spettacolo e sostanza al team azzurro.

Che si tuffa nelle ultime due gare stagionali con il pieno di entusiasmo e di autostima, nonché con un primo posto della classifica Mondiale – conquistato a Varsavia e corroborato dalla vittoria di ieri in Spagna – come perfetto specchio di un’annata, la prima di un nuovo ciclo olimpico con vista su Tokyo 2020, che l’Italsciabola vuole vivere da assoluta protagonista. Fino alla fine, fino in fondo.

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Fotografia di Augusto Bizzi