Lipsia, luci e ombre della spada azzurra

L’oro di Paolo Pizzo nella gara maschile unico acuto del Mondiale della spada azzurra. Che a Lipsia ha reso al di sotto delle aspettative.

 

Un oro, magnifico e speciale. Poi il nulla. In un Mondiale che rasenta la perfezione, l’Italia della scherma ha comunque qualcosa su cui riflettere e lavorare: il risultato della spada. Il titolo conquistato da Paolo Pizzo, secondo in carriera e unico individuale di tutta la spedizione azzurra, è preziosissimo, ma non può nascondere le delusioni arrivate dagli altri protagonisti dell’arma non convenzionale.

A livello individuale, era lecito aspettarsi di più da tutti, a partire da Marco Fichera, autore di un finale di stagione in crescendo, con la vittoria del Monal, il secondo posto di Bogotà, il successo agli Assoluti, ma fermatosi nei 16 al Mondiale per mano del francese Daniel Jerent. Discorso simile per Enrico Garozzo, reduce da una stagione meno brillante rispetto ai suoi standard ma sempre tra i migliori al mondo, e anche lui fuori agli ottavi contro Jean-Michel Lucenay. Deludente anche il sedicesimo di finale di Andrea Santarelli, eliminato da Jerent.

Tra le donne, a far rumore, è soprattutto l’uscita di scena agli ottavi di Rossella Fiamingo, migliore delle Azzurre ma ben lontana dai due titoli mondiali e dall’argento olimpico conquistati tra 2014 e 2016. Peggio hanno fatto Alberta Santuccio (eliminata dalla Fiamingo nelle 32), Mara Navarria (fuori ai sedicesimi da Lauren Rembi) e Giulia Rizzi (out nelle 64 contro Song Sera). Cosa non ha funzionato? Per Rossella Fiamingo sono state “le gambe e lo stress”, e l’assenza di quella stessa leggerezza che finora l’aveva accompagnata nei grandi appuntamenti. Per Giulia Rizzi un errore di approccio a un assalto tirato in maniera un po’ troppo passiva, preoccupatada un’avversaria a lei poco congeniale. Per Mara Navarria un dettaglio, una parata rimasta senza risposta a 1 secondo e 25 centesimi dal termine del minuto supplementare, con la priorità a favore. La priorità: per tre volte ha frenato le Azzurre. Rizzi, Navarria e Fiamingo, in successione, fuori alla morte subite. Sfortuna, forse, ma non solo.

Ma le controprestazioni più preoccupanti sono arrivate dalle prove a squadre. I ragazzi hanno chiuso quinti dopo essere stati eliminati nei quarti di finale da una Svizzera che in termini di confronti individuali sembrava inferiore, ma che ha imbrigliato i nostri in quella stessa tattica della non combattività che li aveva resi grandi e che ora si rivolta contro loro. Le ragazze hanno chiuso none, eliminate agli ottavi dagli Usa che certo non possono essere considerati una squadra con più talento dell’Italia. Sempre in affanno, fin dall’inizio, a inseguire e tentare di ricucire un gap di tre stoccate mai colmato e ampliatosi nella chiusura di Rossella Fiamingo.

Qualcosa va cambiato a livello di strategia. Qualcosa va ricostruito a livello di sicurezze. Di buono c’è che, per entrambe le squadre, l’atteggiamento in pedana e fuori è apparso diverso e migliore rispetto agli Europei di Tbilisi. C’è da lavorare, e tanto, ma la sensazione è che lo si possa fare partendo da una base promettente.

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto Bizzi per Federscherma