Grazie Bianca, e buona vita!

La Del Carretto lascia l’attività agonistica ma noi speriamo che non abbandoni questo sport. Il racconto personale del direttore di Pianeta Scherma.

 

“Lo sport è bellissimo. Come la vita. Puoi prendere un sacco di schiaffi, finire per terra, perderti quasi del tutto, ma prima o poi, se dentro hai qualcosa di speciale, ti rialzi”. Pianeta Scherma era nato da pochi mesi quando scrivevo queste parole. Era il nostro primo Europeo. Alessandro era a Strasburgo, io a casa, a Milano, a guardare le gare in streaming. Quell’8 giugno, mentre guardavo commosso il sorriso di Bianca Del Carretto sul gradino più alto del podio, provai un’invidia sincera per il mio amico e socio che si trovava sul posto.

All’epoca conoscevo poco Bianca. Seguivo la scherma da tanti anni, l’avevo praticata e amata da tifoso, ne avevo anche già scritto su diversi siti ma mai con la continuità e la fortuna che ho avuto dopo Londra 2012 – prima con Olimpia Azzurra e poi con il nostro Pianeta Scherma. Bianca l’avevo vista tirare tantissime volte, sempre con la stessa ammirazione. Io, spadista mediocre che non ha mai amato parare, impazzivo nel vedere la sua scherma elegante fatta di punta, misura e tempo, ed ero un semplice tifoso quando nel 2009 la vidi in tv conquistare il primo oro mondiale a squadre della spada femminile italiana con Francesca Quondamcarlo, Nathalie Moellhausen e Cristiana Cascioli. Conoscevo e ammiravo la spadista, non potevo immaginare che la persona potesse essere ancora più valida.

Ho conosciuto Bianca più o meno a cavallo di quel titolo europeo, e nel giro di un anno scarso siamo passati da questa prima breve intervista portafortuna realizzata via Facebook poche settimane prima della partenza per Strasburgo, a quest’altra lunghissima – durata 30 minuti di registrazione e altri 30 di chiacchiere off the record, al tavolino di un bar in zona Porta Romana a Milano, qualche giorno prima del suo trentesimo compleanno. Le linko non perché mi piaccia vantarmi del mio lavoro, ma perché dentro vi si trovano parole che credo descrivano bene Bianca. Eravamo a un anno da Rio 2016, nonostante un Mondiale di Mosca sotto le attese, la squadra di spada femminile era in ottima posizione in ottica qualifica olimpica, ma già Bianca pensava a un futuro senza scherma. E già io facevo fatica ad accettare quell’idea.

Sappiamo tutti come andò a finire la corsa delle spadiste verso Rio, sappiamo di come Bianca, dopo quell’ultima triste gara a squadre di Buenos Aires, decise di allontanarsi dalle gare internazionali per farvi ritorno a livello individuale una sola volta, a Tallinn, chiudendo al dodicesimo posto quella che lei intimamente sapeva poter essere la sua ultima in Coppa del Mondo, senza un reale obiettivo da inseguire ancora. Eppure ci abbiamo sperato. Abbiamo voluto credere che dopo il matrimonio con Achille e la nascita di Giacomo sarebbe tornata, più forte di prima, che le porte della Nazionale le si sarebbero potute aprire ancora. Così, quando ieri sera abbiamo letto il suo post su Facebook, è stato un boccone piuttosto amaro da mandar giù.

Ora lo sappiamo con certezza, non vedremo più Bianca in pedana, nemmeno per un Campionato Italiano, lei che dopo anni di gare a squadre tirate con fiorettiste e sciabolatrici avrebbe potuto ancora ambire al tricolore grazie all’approdo in Aeronautica di tre ragazze giovani e forti. Ad Alessandra Bozza, Beatrice Cagnin e Federica Isola spetta ora il compito di raccogliere l’eredità di Bianca, senza averci mai potuto tirare insieme. A noi restano i ricordi e la speranza di vederla ancora in questo mondo, nel ruolo che lei preferisce.

Ho avuto la fortuna straordinaria di raccontare la scherma di Bianca e di raccontare la scherma con Bianca. Per due volte mi ha fatto il regalo di sedersi accanto a me sulla balconata del Pala Borsani, per commentare il Trofeo Carroccio, e per me è stata un’esperienza straordinaria. Bianca non ha solo la capacità di leggere la scherma in tempo reale, ma sa anche spiegarla con precisione e proprietà di linguaggio. Sono sicuro che – se solo lo volesse – sarebbe una maestra eccellente, magari una bravissima ct, che se si mettesse a fondo pedana farebbe le fortune di chi starebbe ad ascoltare i suoi consigli. So, perché me l’ha confidato più volte, che commentare lo sport che ha praticato per 26 lunghi anni le piace tantissimo, e allora forse sarà facendo divulgazione che continuerà a servire la scherma. Perché questo sport ha ancora bisogno di Bianca Del Carretto.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto Bizzi/Federscherma

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