Sciabola femminile: Azza Besbes mette fine alla propria carriera agonistica

La ventisettenne vice-campionessa del Mondo dice basta a seguito della mancanza di fondi e del mancato pagamento delle sue spettanze da parte del Ministero dello Sport tunisino.

 

Dalle lacrime di liberazione e gioia per una bellissima medaglia d’argento ai Mondiali di Lipsia, alle lacrime di rabbia e frustrazione per la necessità, a soli ventisette anni, di dover appendere la sciabola al chiodo. Uno sfogo durissimo durante una trasmissione televisiva in Tunisia per dire tutto senza peli sulla lingua e porre fine a una situazione durissima che da tanto, troppo tempo la vedeva opposta ai piani alti del Ministero dello Sport del suo paese. E alla fine, dire basta, arrendersi e chiudere nel peggiore dei modi una carriera agonistica che, dopo tante amarezze, sembrava aver finalmente cominciato a sorriderle.

Si chiude così, nella polemica con il Mistero dello Sport tunisino, la carriera agonistica di Azza Besbes, atleta di punta del paese africano assieme alla sorella Sarra (spadista, ex numero 1 del Mondo della specialità) e alla fiorettista Ines Boubakri. Alla base, la disputa per questioni finanziare, a partire dai mancati pagamenti del premio per l’argento iridato di Lipsia per arrivare ai fondi da stanziare per il proseguo dell’attività agonistica, impossibile da attuare altrimenti con i propri mezzi. Ma non solo: nelle parole della sciabolatrice tunisina traspare anche la rabbia per il trattamento ricevuto, con il ministro dello sport Majdouline Cherni che si sarebbe ripetutamente sottratta alle richieste di incontro avanzate dall’atleta, spesso – a detta di Azza – usando toni tutt’altro che concilianti: «Ogni volta che ho provato a parlare con lei» ha detto la Besbes lo scorso venerdì intervenendo in diretta televisiva «mi veniva detto che era in riunione. E dopo alcune settimane mi ha mandato un nuovo contratto pieno di falle. Quello che mi fa più male non è tanto il blocco del mio dossier, ma il modo in cui me ne hanno parlato: non sono mai stata umiliata così in vita mia, nemmeno mia mamma mi ha mai urlato dietro in questo modo».

Prima di concludere con un giudizio decisamente sprezzante sulla titolare del Ministero dello Sport: «Io velo dico! Questo ministro è una catastrofe, il peggiore che abbia mai preso il comando di questo incarico. Sto pesando le mie parole e so perfettamente quello che sto dicendo». In altre occasioni, la stessa Besbes non aveva mancato di criticare le autorità sportive e non solo della Tunisia per lo scarso appoggio dato ai propri atleti. Soprattutto nei momenti più delicati, come accaduto alla vice-campionessa del Mondo in carica in occasione di un infortunio al polso che l’ha costretta all’operazione e a saltare tutta la stagione in corso: «A volte mi sembra di essere un animale o dentro uno zoo» aveva detto Azza in un altro intervento radiofonico dello scorso marzo ripreso dal quotidiano Business News «Ci invitano finchè noi, che facciamo sport individuali, abbiamo medaglie per fare delle fotografia, dopodiché ci abbandonano, non ci vogliono più parlare e ci lasciano a spasso. Non è tanto darci i nostri soldi, ma almeno trattateci come essere umani».

Dal canto suo, lo scorso marzo, il Ministro ha in parte smentito le dichiarazioni dell’atleta, affermando come in realtà la stessa Besbes abbia ricevuto dei fondi extra lo scorso dicembre.In attesa di ulteriori sviluppi, resta l’amarezza per una storia in cui a perderci è ancora una volta lo sport e chi, con grandi scarifici, fa di tutto per poter al meglio rappresentare il proprio Paese sulle pedane di tutto il Mondo.

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Fotografia Augusto Bizzi