Yannick Borel: «Spero che i Mondiali saranno una bella sfida»

Vincitore della terza medaglia d’oro consecutiva ai Campionati Europei, lo spadista francese guarda a Wuxi.

 

Incontriamo Yannick Borel il giorno dopo la gara a Novi Sad. Ci attende accanto alle pedane, intento a fare il tifo per uno sciabolatore francese; saliamo le scale perché nell’anticamera davanti alle tribune per il pubblico ci sono un tavolo ed alcune sedie, la nostra sala per le interviste. Il nostro breve percorso viene interrotto numerose volte, chiunque incontriamo vuole stringergli la mano e complimentarsi «è così da quando sono entrato al palazzetto» dice sorridendo.

Iniziamo con questo terzo oro consecutivo che hai vinto agli Europei.
Ho cercato di concentrarmi non sul terzo oro, ma su ogni assalto, perché non volevo essere intrappolato in quest’idea della terza medaglia. Volevo davvero vincere ma anche considerare ogni assalto separatamente perché è molto difficile vincere agli Europei. Gli schermidori europei sono davvero forti ed è sempre una gara difficile per me.

In qualche modo sembra anche più difficile dei Mondiali.
Sì i gironi la rendono veramente una gara strana; può capitare un assalto molto difficile all’inizio, poi uno più facile e poi di nuovo uno difficilissimo, quindi devi farci i conti e fare il meglio possibile.

Quali sono i tuoi obiettivi per i Mondiali?
Mantenere lo stesso spirito. So che ogni assalto sarà difficile, non sottovaluto nessun avversario perché quel giorno tutti vogliono dare il massimo, anche perché è l’ultimo appuntamento della stagione, quindi cercherò di esprimere la mia migliore scherma e prendere il meglio da quel giorno. Spero che sarà una bella sfida per me e spero di fare bene.

Anche perché hai vinto tanto ma mai un Mondiale.
Mai. Solo con la squadra, ma mai alla gara individuale, questo è il risultato che mi manca e ci provo ogni anno, magari questa volta, spero.

Ho letto su L’Équipe che ti chiamano Zidane, come vivi questo paragone?
I miei amici della squadra di sciabola mi chiamano così, però voglio togliermelo dalla testa perché devo concentrarmi su quello che faccio e non su cosa posso e non posso fare. Provo a pensare che sia solo una battuta e andare avanti (ride, ndr).

Riguardo la squadra, visto che Lucenay e Grumier non tirano più, pensi di essere il leader ora?
Sì, sono uno dei più vecchi della squadra ora, insieme a Ronan Gustin. Adesso abbiamo questo ruolo e quindi cerchiamo di guidare i più giovani, di dare l’esempio su come si persegue una medaglia d’oro, e come si prende, perché nessuno te la regala. Nei miei ricordi più antichi vedo sempre la Francia vincere, e penso che questo mi abbia ispirato. Penso di avere questo spirito nel profondo, dunque cercherò di trasmetterlo ai più giovani. Alex Fava è nuovo in squadra, e forse ci sarà anche Gally perché Jérent ha subito un infortunio alla schiena. Con due persone nuove nella squadra dobbiamo spingere loro a dare il meglio e a fare il meglio che possiamo, tutti, e penso che potremmo vincere, magari contro l’Italia (ride, ndr).

Questo non posso augurartelo.
Penso che la squadra italiana sia imprevedibile, possono fare veramente bene, così come alle volte male. Ma sono forti e lo sanno tutti. Hanno vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi contro di noi, penso che anche se noi avessimo vinto l’argento in quell’occasione…è un giorno che aspetti per anni, quindi quando prendi la medaglia sei fiero di te, fiero della squadra, sai che puoi fare cose ottime. Anche noi dobbiamo andare avanti con lo stesso spirito e mantenerlo.

Che momento sta vivendo la scherma francese?
Come hai detto la squadra è molto più giovane di quanto fosse due o tre anni fa e dobbiamo lavorare di più perché i giovani non hanno l’esperienza di Robeiri, Grumier o Lucenay.  Quindi ora siamo noi ad avere quella esperienza, che a loro ancora manca, e dovranno lavorare sempre di più agli allenamenti per fare meglio in Coppa del Mondo e poi a Europei e Mondiali.

Com’è il tuo piano di allenamento?
Mi alleno cinque giorni a settimana normalmente. Ci alleniamo insieme, ma non siamo professionisti. Alcuni ragazzi studiano, altri lavorano, quindi spesso ci alleniamo verso la fine del pomeriggio, orientativamente dalle 16 alle 19 o alle 20. Facciamo due o tre allenamenti con assalti alla settimana, e poi c’è la preparazione atletica. Non è tantissimo ma cerchiamo di fare tutto quello che possiamo quando possiamo allenarci tutti insieme. Io sono quasi un professionista, quindi posso allenarmi di più.

Sei originario della Guadalupe come molti altri schermidori.
Sì, ci sono io fra gli spadisti con Daniel Jérent e Mathias Biabiany. Tra i fiorettisti Ysaora Thibus, Anita Blaze ed Enzo Lefort.

L’isola nasconde un segreto per avere così tanti bravi tiratori?
È un’isola piccola, ma abbiamo molte qualità naturali e una buona scuola schermistica. Io ho iniziato lì e sono andato via a diciannove anni. Laura Flessel anche viene da lì, probabilmente c’è una cultura schermistica e poi abbiamo alcuni campioni in altri sport, come Teddy Riner nel Judo. Noi diciamo Guadeloupe terre de champions,  terra di campioni.

Twitter: @Ariariasally

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Fotografia Bizzi

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