Alice Volpi: «Jesi e Daniele mi hanno aiutata a vincere»

Il titolo Mondiale vinto a Wuxi ha rappresentato la definitiva maturazione del talento di Alice Volpi. Frutto del lavoro suo e di tre figure fondamentali che l’hanno accompagnata nel percorso di crescita.

 

Il volto e il sorriso sono gli stessi della ragazza ventenne che a Mosca 2012 festeggiava il suo unico titolo mondiale Giovani. Le lacrime sembrano identiche a quelle versate un anno fa a Lipsia. Ma adesso Alice Volpi è grande e piange di gioia, non di delusione. È campionessa del mondo e il primo pensiero va al nonno scomparso a Pasqua. Mentre siamo seduti nella hall dell’hotel Crowne Plaza Wuxi City Center comincia a raccontarmi cosa è successo in questi anni, tra Mosca e la Cina, da Rio in poi. Quali sono i segreti che si celano dietro la maturazione di un talento finalmente incanalato e sbocciato come tutti si aspettavano? Eccoli qua.

È stata una rincorsa difficile. È stato difficile anche solo entrare in squadra, persino per un talento pure come sei tu.
Sì, la squadra di fioretto femminile è sempre stata fortissima, poi ovviamente passare nella categoria assoluta è stata dura e per trovare la sicurezza e la convinzione che mi hanno permesso di trovare questa continuità ci sono voluti anni.

Qual è stata la svolta?
Dentro di me senza dubbio l’anno scorso, quando ho trovato la continuità giusta, anche se pur non essendo troppo efficace nell’ultimo match di finale, visto che dal Mondiale scorso ho fatto tre secondi posti a inizio stagione.

Lo spunto decisivo però è arrivato nel momento più importante.
A questo Mondiale sono arrivata allenata ma non avevo certezze. Sapevo che potevo giocarmela con tutte e che avevo dato il massimo in allenamento, ho tirato ogni assalto fino all’ultimo, ce l’avevo nelle gambe e ho vinto anche grazie al cuore, perché alla fine la fatica si sentiva.

Sii sincera: quando hai visto che la Deriglazova era uscita contro la Thibus cosa hai pensato?
Quando escono quelli più forti siamo sempre contenti. Non ci ho fatto più di tanto caso perché non era nel mio canale di semifinale, quindi l’avrei trovata solo per il primo e secondo posto e solo se lei non avesse perso con Arianna, perché quei due sarebbero stati i match che mi avrebbero messo più in difficoltà. Però sì, ovviamente sono stata contenta.

Quando sei salita in pedana contro la Thibus hai ripensato alla semifinale dell’anno scorso a Lipsia?
Un po’ sì, anche se il match è stato completamente diverso anche perché lei ha cambiato maestro e quest’anno non si era espressa nel suo modo migliore. Sono salita in pedana senza sapere come l’avrei trovata ma nell’assalto con Arianna avevo visto che era abbastanza grintosa. Sono salita in pedana coi piedi per terra, poi l’assalto non si è messo nelle migliori condizioni. Lei ha tirato molto bene, ho dovuto cambiare alcune cose tecniche. Alla fine ce l’ho fatta ma non è stato affatto facile.

Se dovessimo elencare dei fattori che in questi due anni ti hanno portato a questa maturazione?
Sicuramente la battaglia con la fatica, perché spesso e volentieri arrivavo in fondo alle gare e poi mi mancava quello stringere i denti. Questo mi ha fatto mancare molte occasioni.

Se invece ti chiedo di fare dei nomi di persone determinanti nel tuo percorso di crescita?
Senza nulla togliere al mio club a Siena, che mi ha cresciuta e mi ha formata, trasferirmi a Jesi è stato fondamentale. Iniziare ad allenarmi con Giovanna Trillini e Annalisa Coltorti è stato una svolta. Prima ancora Annalisa perché per me non era mai stato facile allenarmi sotto l’aspetto fisico. Lei è stata presente per me mattina e sera, per farmi allenare tutti i giorni, e questo mi ha permesso di trovare la condizione giusta e anche la voglia, perché mi ha fatto innamorare anche della preparazione.

Alice Volpi festeggia il suo oro con Annalisa Coltorti e Giovanna Trillini (Foto: Bizzi)

Annalisa Coltorti è stata la persona che più di tutte ha pianto per la tua vittoria. Che rapporto avete?
C’è tanto, è una di famiglia, spesso e volentieri abbiamo passato Pasqua insieme. È una persona che si trova bene con tutti, è molto schietta ma allo stesso tempo sa essere amica, mamma e preparatrice, per questo mi sono legata molto a lei. Mi capisce e c’è sempre.

Invece come è iniziato il lavoro con Giovanna Trillini?
Con lei ho avuto la fortuna di fare anche alcune gare. Le sue ultime e le mie prime. Spesso facevamo 5-1 dopo i gironi e ci ritrovavamo insieme a guardare le classifiche per sapere se eravamo passate dirette al giorno dopo o no. Poi è passata a fare la maestra, ha iniziato con Elisa e siamo cresciute insieme, perché anche lei era agli inizi e pian piano è diventata secondo me una maestra con i contro fiocchi, anche nel modo di tirare mi ha cambiata profondamente.

E la tua relazione con Daniele Garozzo quanto pesa in questo tuo percorso di crescita?
Pesa in maniera positiva. Fin dall’inizio, quando lui ha vinto le Olimpiadi, per me è stato uno stimolo, è stato bellissimo vedere avverare il suo sogno, lo stesso che spero di realizzare anche io. Mi ha dato stimoli perché arrivare dove è arrivato lui è la massima soddisfazione di uno sportivo, in più è una persona molto quadrata nell’allenamento e anche da questo punto di vista mi sprona. Mi sono trasferita a Frascati per lui, per trovare più serenità, e stando bene a casa riesco a fare tutto meglio.

Hai chiuso la stagione da campionessa del mondo e numero 2 del ranking internazionale. Ti stai abituando al ruolo di migliore fiorettista italiana del momento?
No, non mi sono abituata e forse è una fortuna. Nel nostro sport ci sono tanti ragazzi e tante ragazze forti, quindi spesso e volentieri gira la ruota. Nella scherma bisogna riconfermarsi ogni volta. Essendo così alta in classifica, l’unica cosa che ho in più è la convinzione di poter arrivare sempre in fondo e di potermela giocare ogni volta, però so che mi devo sempre riconfermare.

Il fioretto femminile sta cambiando. L’Italia non domina più incontrastata come è accadeva fino a qualche anno fa. Altre nazioni e altre atlete stanno emergendo, anche oltre la Russia e la Deriglazova. Trovi che sia un mondo dove la competitività sta effettivamente aumentando?
Dopo ogni quadriennio crescono nuove atlete e ogni nazione si rafforza per creare la squadra per l’Olimpiade dopo. Nella nostra squadra si è ritirata Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca e Martina Batini hanno fatto un figlio, e così abbiamo avuto qualche difficoltà. Siamo sempre lì in alto ma la competitività delle altre nazioni si sta alzando, pensiamo alla Germania con la Ebert che sta tirando molto bene ed è in crescita. Sarà sempre più difficile.

Tokyo 2020? Ci pensi già?
Sì, ci penso già e il prossimo anno sarà importantissimo perché, come dicevo, tutto ricomincia daccapo. C’è la qualifica olimpica, è vero che ci va la squadra, ma siamo tante forti in Italia e sarà comunque una lotta. Prima arrivarci, poi penseremo al resto.

Twitter: GabrieleLippi1