Sciabola femminile: l’Italia c’è, ma resta il tabù ottavi di finale da sfatare

A livello individuale le azzurre sembrano faticare più del dovuto. Ma non mancano i motivi per guardare al futuro con ottimismo.

 

Mettiamola così: per quanto alto o solido possa essere, non esiste al mondo muro che non si possa abbattere o scavalcare. E una volta eliminato l’ostacolo la vista non potrà che essere bellissima. Frasi fatte, magari banalità, ma in un momento in cui tutto sembra girare come non deve, sono sempre piccole certezze a cui potersi aggrappare per provare a superare il periodo difficile a livello individuale. Un muro che per le ragazze della sciabola azzurra ha un nome ben preciso, o meglio è un punto del tabellone che proprio in questa stagione sembra essere indigesto, ovvero la porta che dà sulla finale a otto.

Fatta eccezione per il podio raggiunto da Irene Vecchi a Salt Lake City, infatti, in tutte le altre tappe di Coppa del Mondo sin qui disputate gli ottavi di finale sono stati lo scoglio su cui si sono infrante le gare dell sciabolatrici azzurre. E se le ultime “vittime” del tabù sono state proprio la livornese e Sofia Ciaraglia a Seul, a turno hanno dovuto farne i conti Rossella Gregorio (Orleans), Michela Battiston (Il Cairo), Arianna Errigo (in due occasioni, ad Atene e Sint Niklaas) e Rebecca Gargano (Atene).

Spesso e volentieri il tabellone non ha dato una grossa mano, distribuendo le ragazze di Sirovich nelle stesse porzioni con annessi derby ad assottigliare fin dalle prime battute il contingente azzurro oppure portandole a scomodi incroci pronti via con le big di turno. Come accaduto alle già citate Vecchi e Ciaraglia che si sono trovate dall’altra parte della pedana Olga Kharlan e Manon Brunet, poi rispettivamente prima e terza a fine gara. Motivo per cui occorre trovare al più presto la via per scalare qualche posizione in classifica nel ranking Mondiale, che vede al momento tutte le azzurre fuori da quella top 16 che permetterebbe di evitare fatiche e insidie supplementari, ma anche di avere potenzialmente un tabellone più agevole da affrontare.

In vista delle prossime gare, dunque, si può ripartire da qui, da ragazze che lottano ad armi pari con le migliori e su questa base innestare quel pizzico in più di concretezza che possa permettere finalmente un acuto degno del valore delle atlete azzurre. Che oltretutto si dimostra un gruppo in crescita, con altre sciabolatrici che si stanno facendo largo dietro alle solite note – fra cui però faticano non poco Martina Criscio e Loreta Gulotta, quest’ultima in maniera particolare dopo un difficile avvio di stagione – come testimoniato proprio dal numero di ragazze che sono riuscite a spingersi fino alle porte della finale a otto. Tanti elementi, dunque, che inducono a uno sguardo ottimista sull’immediato della sciabola femminile. Alla ricerca, anche a livello individuale, di quella continuità di risultati che hanno portato il quartetto italiano al top Mondiale della disciplina.

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Fotografia Bizzi