Ricomincio da me

Viene da una stagione tribolata Paolo Pizzo. Tirata a metà per colpa di una mano che non voleva saperne di tornare a posto e di un’operazione chirurgica delicata che per qualche tempo gli ha fatto temere di dover chiudere in anticipo la sua carriera. Ora il campione del mondo di Catania 2011 è pronto a tornare. Dalla prima prova di Coppa del Mondo, quella di Doha, in Qatar. Alle spalle tanti mesi di duro allenamento, davanti la voglia di tornare sui livelli pre-infortunio. Pianeta Scherma l’ha intervistato.

Una nuova stagione che inizia con quali sensazioni?
Finalmente sono riuscito a fare quella preparazione atletica dura che mi aveva portato in alto. Sono pronto. L’esordio a Ravenna, per la prima prova Open di spada, non è stato il massimo, ma i miei obiettivi sono altri, a partire dalla Coppa del Mondo e dalla ricerca di una posizione migliore nel ranking Fie.

A Ravenna sei uscito nei 64, battuto da Diego Confalonieri. Aver perso contro un avversario di tale spessore ti fa stare un po’ più tranquillo?
No no. Ero e sono arrabbiatissimo se ripenso a quell’assalto. Mi ha fatto capire che ho ancora molto da lavorare e devo affinare il mio livello di forma. Il lavoro, finora, ha sempre pagato.

Parliamo dell’esclusione di Confalonieri dalla squadra che dovrà qualificarsi per Rio. Cosa ne pensi?
Non sono d’accordo e considero Confalonieri un punto di forza indiscusso di questa Nazionale. Ma lui è il selezionatore, e il suo ruolo comporta anche queste scelte. Qualora il commissario tecnico non tornasse sui suoi passi, a noi non resterebbe che rimboccarci le maniche e lavorare duro puntando in ogni caso a Rio 2016.

Ora bisogna trovare il quarto che completi la squadra con te, Matteo Tagliariol ed Enrico Garozzo. Forse parte in vantaggio Gabriele Bino, ma da qui a tre anni altri giovani potrebbero inserirsi.
Per quel che mi riguarda, l’importante è che le idee siano chiare tra un anno. Il quartetto deve avere una sua composizione fissa e una sua identità. Incertezza e instabilità portano solo danni.

Bisogna trovare anche un nuovo elemento che chiuda gli assalti. Ti senti pronto per questa responsabilità?
Credo che quel ruolo spetti a Enrico Garozzo. Anche lui deve migliorare e crescere, ma è il più adatto. Io non l’ho mai fatto, non sono allenato a farlo. Mi vedo più in mezzo, a menare stoccate, o penultimo, ma non in chiusura.

Prima Doha, poi, subito dopo, Legnano. Quanto ci tenete alla gara casalinga?
È importante. Già in un paio di occasioni ho fatto buoni risultati. Devo dire che per noi, paradossalmente, è la più complicata. Spesso non riusciamo a esprimerci, forse sentiamo la pressione. Ci sono tutti i vertici della federazione a osservarci, e far bene lì significa un buon viatico per il resto della stagione.

I prossimi mondiali saranno a Kazan, ma c’è voluto del tempo e c’è stata incertezza sulla sede dopo la rinuncia di Sofia. Vi ha disturbato questa situazione?
Sinceramente no. Quando hai mesi prima di un mondiale, i cambiamenti non disturbano. Danno più fastidio a ridosso dell’evento.

A proposito di cambiamenti, si parla di assalti di spada più brevi, di far passare la durata dei periodi da tre a due minuti. Cosa ne pensi?
Sono totalmente favorevole. Ben venga qualsiasi innovazione possa rendere più accattivante la scherma. Più televisiva, più veloce. Non ho alcun dubbio al riguardo. D’altra parte la pallavolo ha tratto beneficio dal rally-point-system e dall’eliminazione del cambio palla.

E della battaglia per reintrodurre tutte le specialità a squadre alle Olimpiadi che ne pensi?
Il sistema della rotazione è uno scandalo. E lo potete scrivere a caratteri cubitali. Si cerca di spettacolarizzare i Giochi, ma non si possono trascurare gli sport tradizionali e storici. Hanno eliminato la lotta greco-romana, ed è una vergogna. Per quanto riguarda la scherma, togliere una gara a squadre significa rischiare di cancellare una generazione di atleti, impedire a tanti di realizzare il sogno di una vita. E la beffa è che reintrodurre tutte le specialità non costerebbe niente.

Ti batti mediaticamente contro il doping e hai sconfitto il tumore. Cosa ne pensi del caso di Francesco Acerbi? Alla fine i valori delle analisi si sono rivelati la spia di una ricaduta nella malattia, smentendo l’assunzione di sostanze dopanti.
Tutta la mia solidarietà al difensore del Sassuolo. A volte si ha troppa fretta di lanciare una notizia, uno scoop, di fare sensazionalismo. Bisognerebbe verificare sempre, farsi due domande, porsi dei dubbi. Si sapeva che aveva avuto un cancro, si sapeva che quei valori potevano significare una recidiva della malattia. Ma si è subito parlato di doping. Penso di sapere cosa sta provando ora, ma sono sicuro che combatterà duramente per guarire.

Twitter: @GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
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