Andrea Vernaleone: «Tiro di scherma perché…»

Per gli appassionati di scherma che bazzicano su Facebook, il suo nome non è sconosciuto. Andrea Vernaleone è l’ideatore di “Tiro di scherma perché…”, una pagina pubblica sul social network più popolare del mondo che riunisce gli appassionati e ha stampato la sua prima pubblicazione: una raccolta dei motivi che spingono spadisti, sciabolatori e fiorettisti più o meno bravi a mettersi la divisa e salire in pedana.
Nella vita di tutti i giorni Andrea è delegato provinciale della Fis di Bari e, soprattutto, padre di Eva Elisa, spadista di 22 anni. È stata proprio lei a trascinarlo prima a bordo pedana, poi sopra. Per una passione forte e irresistibile.

Come è nata la passione per la scherma?
È stato un coup de foudre (colpo di fulmine in francese, ndr), come accade quando si incontra la donna dei propri sogni. Tutto è nato quando ho iniziato ad accompagnare mia figlia in sala di scherma. Poco dopo, ho capito che l’innamoramento stava diventando amore vero, quando ho iniziato a trovarmi, sempre più di frequente, seduto sui gradoni dei palazzetti di tutta Italia a guardare, assorto e affascinato, per ore, senza capirci nemmeno tanto, assalti di bambini sconosciuti.

Quanti anni aveva tua figlia quando ti ha chiesto per la prima volta di farle fare scherma?
Era il 2001, Eva Elisa aveva 10 anni, frequentava la quarta elementare.

Non è uno sport popolare come il calcio, il volley o la danza. Com’è che è nata in lei questa voglia di scherma?
Si trovò occasionalmente a partecipare ad una dimostrazione organizzata a Lecce dai maestri Paolo e Roberto Cazzato. Penso sia stato un colpo di fulmine anche per lei. Oggi ha 22 anni e continua ad allenarsi con la stessa passione.

Io sono in debito con la scherma perché ha contribuito a far crescere mia figlia in modo sano, con i valori e il rispetto che solo questo sport sa trasmettere. È un grande debito il mio.

Quanto tempo ci hai messo ad appassionarti alla scherma?
Non ci è voluto molto perché l’amore per la scherma si trasformasse in un sentimento profondo. Posso raccontarvi esattamente quando è successo. Durante una delle prime gare di mia figlia ho assistito, anche un po’ preoccupato, ad un suo assalto, un incontro tirato all’ultima stoccata contro una bambina con cui ha combattuto fino in fondo, anche con grande veemenza. Pochi minuti dopo la conclusione dell’assalto le ho viste sorridenti, prese per mano, correre verso di me per chiedermi: “Papà, ci dai i soldi che andiamo a comprare un panino?”. Ho capito in quel preciso istante cosa fosse veramente la scherma e quali valori fosse in grado di insegnare. Non ricordo se mia figlia abbia vinto o perso, ma so che quell’assalto non lo dimenticherò mai.

Quando ti sei infilato una divisa e hai tirato per la prima volta?
Quello è stato il passo più difficile. Ho impiegato nove anni per trovare il coraggio di mettermi in gioco.
È questo l’unico mio rimpianto: non averci provato prima.

Cosa ti frenava?
La stupida convinzione che 40 anni fosse un’età troppo avanzata per iniziare a praticare uno sport. Ma, più aumentava il numero dei chilometri percorsi sui tapis roulant delle palestre, più la voglia di provarci prendeva piede. Un giorno, quasi per gioco, chiesi a Roberto Lippolis (Presidente del Club Scherma Bari) se avesse accettato nella sua sala un neofita 45enne. L’entusiasmo della sua risposta fece crollare le ultime barriere che impedivano ad un timido innamorato di dichiararsi pubblicamente alla donna amata segretamente per tanto tempo.

Qual è la tua arma preferita?
La Spada.
È l’arma di mia figlia. L’idea di poter salire in pedana, un giorno, e combattere contro di lei mi affascinava e mi ha dato la forza per superare quei primi mesi in cui, anche solo mettersi in guardia e fare un passo avanti e due indietro, sembrava un’impresa inaffrontabile. Poi, il giorno del primo assalto contro di lei è arrivato, ricordo bene anche anche quello. Non chiedetemi, però, com’è finito, ho una dignità da preservare!

Tirate ancora una contro l’altro?
Sì, e ci divertiamo moltissimo. C’è sempre una scommessa: chi perde l’assalto lava i piatti dopo cena… E i piatti continuo a lavarli sempre io.

Segui le gare internazionali?
La scherma è un momento di condivisione di interessi in famiglia una specie di forza di coesione. Così, quando è possibile, e c’è l’opportunità di seguire gare di alto livello, anche internazionali, condividiamo con mia moglie e mia figlia la passione per la scherma unendo il bello di viaggiare insieme. Sono stato ad Atene e a Londra per le Olimpiadi e la scorsa estate a Budapest per i Mondiali.

C’è un atleta per cui fai il tifo in modo particolare?
Faccio il tifo per tutti gli italiani, ovviamente, ma anche un po’ per gli ungheresi dal momento che nelle mie vene scorre il 50% di sangue ungherese.
Ho una passione e un affetto particolare per Rossella Fiamingo, ha la stessa età di mia figlia, l’ho vista crescere fin dalle prime gare dei cadetti. È una ragazza semplice e gentile, oltre che un’ottima spadista.

Facciamo un po’ di pronostici: chi vincerà i mondiali 2014 in ciascuna delle sei armi?
Questa volta non ho dubbi, vi dico tutti nomi di atleti italiani. Anzi, per non sembrare troppo di parte, ne metto anche uno ungherese.

Andrea Baldini, Arianna Errigo, Enrico Garozzo, Rossella Fiamingo, Áron Szilágyi, Irene Vecchi. Non me ne vogliano gli sciabolatori italiani, ma ho un debole per Szilágyi, un fuoriclasse immenso. Vederlo tirare è un’emozione, come vedere il miglior Aldo Montano.

Com’è nata l’idea di “Tiro di scherma perché?”
Come delegato provinciale FIS a Bari, mi sono chiesto quale contributo poter dare per promuovere il movimento schermistico locale. Ho pensato subito alla possibilità di stampare un pieghevole da utilizzare nelle manifestazioni promozionali e da consegnare a chi si avvicina alla scherma spinto più dalla curiosità che dalla conoscenza del nostro sport. Una pubblicazione quindi, ma cosa scriverci dentro? Pochi conoscono la scherma, pochi immaginano quali valori sia in grado di insegnare e quale impegno tecnico e fisico richieda. Così mi sono detto ‘perché non farlo raccontare a chi pratica la scherma per davvero?’.

Il passo successivo qual è stato?
Ho creato un gruppo su Facebook dandogli il titolo “Tiro di scherma perché…”, ho invitato una ventina di miei amici schermidori e ho scritto questo post:
«Scrivi una frase che rappresenti la motivazione per cui tiri di scherma e invita i tuoi amici schermidori ad entrare nel gruppo e fare altrettanto».

Un gioco che ha funzionato.
Il risultato è stato incredibile, oltre ogni aspettativa. In pochissimi giorni moltissime persone son entrate a far parte del gruppo, in meno di una settimana centinaia di contributi, tutti interessanti, tutti molto belli, tutti veri. Oggi il gruppo annovera più di 1.500 appassionati che continuano a mandare i loro meravigliosi contributi. Se potessi li ringrazierei uno per uno.

Quali sono le prossime iniziative che stai preparando?
Ho di recente lanciato a tutti gli amici una sfida molto impegnativa: pubblicare un racconto breve sulla scherma. Nonostante l’impegno richiesto stanno arrivando molti contributi, molto belli, emozionanti e piacevoli da leggere. Quanto al futuro, non fatemi dare molte anticipazioni, c’è sempre bisogno di un po’ di sorpresa. Vi posso dire che continuerò ad animare il gruppo e che la prima iniziativa del 2014 sarà veramente molto, molto, molto divertente.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto da Facebook
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