Non è una gara per italiani

Non c’è niente da fare, sembra una maledizione. Da qualche anno a questa parte il Pala Borsani di Castellanza riserva solo bocconi amari alla scherma italiana. Era stato così agli Europei del 2012, poi al Carroccio del 2013, quindi nell’edizione di quest’anno, vinta dal coreano Jung davanti a tre francesi: Lucenay, Trevejo e Jerent. E pensare che di carte da giocare, a inizio giornata, l’Italia ne aveva ben 11. Alcune di queste potenziali assi, come l’Enrico Garozzo che una settimana prima era stato secondo a Doha e Matteo Tagliariol.

Eppure le avvisaglie di un weekend negativo erano arrivata già il venerdì, con la prematura uscita di scena di Paolo Pizzo, eliminato dopo i gironi. Il resto è successo tra i trentaduesimi e i sedicesimi, tra la mattina e l’ora di pranzo. Tanto è durato il Carroccio italiano. Meno, molto meno, quello di Enrico Garozzo. Il carabiniere di Acireale era l’unico ad aver saltato le qualificazioni, ed è stato in assoluto quello che ha tirato il minor numero di stoccate a Legnano: nove, contro le 15 del francese Lucenay, secondo alla fine della prova. Con lui, nel turno dei 64, sono usciti Marco Fichera (leggi le sue battute a caldo), Andrea Santarelli (eliminato dal vincitore finale, il coreano Jung), Lorenzo Bruttini, Francesco Martinelli, Matthew Trager, Andrea Cipriani e Tommaso Melocchi.

Un turno in più, dentro i migliori 32, per Diego Confalonieri, Andrea Baroglio e Matteo Tagliariol. Ed è proprio qui che montano i rimpianti azzurri. Perché tutti e tre gli spadisti italiani hanno perso per una sola stoccata, al minuto supplementare Tagliariol e Baroglio, dopo aver tirato, per lunghi tratti, una bellissima scherma. Matteo Tagliariol è sembrato, a momenti, quello dei giorni migliori, con colpi spettacolari e una concentrazione sempre su livelli altissimi. Fantastica la quindicesima stoccata infilata al coreano Kim nei trentaduesimi: una parata di terza con risposta fluettata sulla schiena. Con tanto di salto.

Non è bastato neanche questo per rivedere un italiano profeta in patria. Verso il soffitto del Pala Borsani di Castellanza si sono alzate solo due bandiere: quella coreana, sopra tutte, poi, per ben tre volte, la francese. Il tricolore giusto, quello con il verde al posto del blu, non si vede dal 2011, quando Matteo Tagliariol arrivò secondo. Per trovare l’ultimo nome italiano nell’albo d’oro dei vincitori, invece, bisogna tornare indietro di altri tre anni, al successo di Diego Confalonieri nel 2008. Se non è una maledizione, ci si avvicina parecchio. Per sfatarla c’è ancora un giorno, quello della prova a squadre. Lì l’Italia, con Garozzo, Pizzo, Tagliariol e Bino, cercherà di rifarsi.

 

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
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La spada comincia (quasi) bene

Era l’arma che destava maggiori interrogativi, e quella chiamata (col fioretto maschile) a inaugurare la stagione di Coppa del Mondo. La spada italiana rientra da Doha con qualche motivo per alimentare un cauto ottimismo in un futuro che sia migliore del recente passato. Iniziare la stagione con un podio (il secondo posto di Enrico Garozzo nell’individuale maschile) e una finale a otto (quella di Rossella Fiamingo nella prova femminile) non è affatto male, ma restano due acuti all’interno di un coro che nel complesso, comunque, continua a stonare.

Non possono soddisfare le eliminazioni nel turno dei 64 di Paolo Pizzo, Gabriele Bino, Marco Fichera e Andrea Santarelli. Discorso analogo per l’uscita di scena nelle qualificazioni di Matteo Tagliariol. Eppure, se si guarda al di là dei meri risultati, c’è ragione di sperare in una buona stagione. Tagliariol ha appena ripreso ad allenarsi, dopo l’operazione alla mano, e ha beccato un accoppiamento sfortunato contro il francese Yannick Borel. Santarelli e Bino avrebbero avuto bisogno di un’impresa per avere la meglio di avversari come il campione olimpico Limardo e il fuoriclasse francese Robeiri. Fichera, come Santarelli, è appena uscito dalla categoria under 20, e ha probabilmente bisogno di qualche gara di assestamento (e comunque aveva dato segnali incoraggianti centrando l’accesso al tabellone dei 64 con un ottimo girone).

Al femminile è andata un po’ meglio: tre atlete uscite nelle 32, quattro nelle 64. Tutte eliminate da avversarie fortissime. Fa male, invece, molto male, l’eliminazione agli ottavi di finale nella prova a squadre. Perché la Svezia non è imbattibile, perché Samuelsson, Bergdahl e Gars sono numero 28, 40 e 50 al mondo, perché un quartetto composto da Del Carretto, Navarria, Fiamingo e Quondamcarlo può e deve ambire a stare tra i primi quattro al mondo. E così sarà.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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