Diana Bianchedi: «Un no contro speranza, sogno, lavoro e futuro»

 

Nella serata di ieri Diana Bianchedi, coordinatrice del Comitato Organizzatore di Roma 2024, ha voluto lasciare il suo commento in merito al no di Virginia Raggi alla candidatura di Roma alla corsa per ospitare i Giochi Olimpici del 2024.

Lo ha fatto attraverso un lungo post sulla sua pagina Facebook, in cui trapela tutta l’amarezza per la decisione presa dal Sindaco e dalla giunta della Capitale:

E’ un no contro la speranza, il sogno, il lavoro e il futuro.
Prendiamo atto della decisione di chi ha vinto le elezioni a Roma. Ma siamo molto dispiaciuti:

– Ci dispiace per le quasi 200 mila persone che avrebbero trovato un lavoro grazie alle Olimpiadi;
– ci dispiace per quei romani che avevano sperato di migliorare la propria qualità della vita grazie a una nuova viabilità e a una città più moderna, verde e più accessibile, senza spendere un euro dal bilancio cittadino;
– ci dispiace per quel miliardo e 700 milioni di dollari che avrebbe risollevato Roma, aiutato le periferie e recuperato campi e strutture sportive abbandonate al degrado. E ci dispiace doppiamente perché quelle risorse non arriveranno e con esse quello sviluppo che avrebbe rimesso in circolazione l’economia della città;
– ci dispiace che una forza politica nuova non colga la sfida della modernizzazione e non accetti la responsabilità del cambiamento, della legalità e della trasparenza; e che non abbia voluto cogliere l’occasione per lanciare un grande progetto di riqualificazione urbanistica, così come avvenne con i Giochi del 1960 a Roma;
– ci dispiace che la retorica degli sprechi abbia avuto la meglio sulle nuove regole CIO nate proprio per evitare sprechi, opere non necessarie ai cittadini e per coinvolgere altre città nell’organizzazione dei Giochi;
– ci dispiace che questa stessa forza politica abbia trasformato una straordinaria opportunità per i giovani e la città in una scelta politica ideologica e demagogica; e che al fare abbia preferito il non fare per non sbagliare;
– ci dispiace per i tanti cittadini che avevano scelto il cambiamento, e che oggi già si pentono;
– ci dispiace per tutti i giovani del Comitato Promotore che all’interno del Coni hanno lavorato con impegno, entusiasmo e determinazione a un progetto, quello Olimpico, che oggi affonda nella palude delle paure; e per il gran lavoro di immagine intessuto all’estero in questi 17 mesi, supportato da un dossier da tutti giudicato eccellente, che oggi si azzera daccapo e, anzi, dà un nuovo grave colpo alla credibilità dell’Italia;
– ci dispiace che questo lavoro non sia stato neanche approfondito e che il pregiudizio e la superficialità abbiano vinto sul merito;
– ci dispiace che Roma perda la straordinaria e planetaria occasione di diventare capitale dello sport nel mondo con le Olimpiadi e capitale della Chiesa con il Giubileo del 2025;
– e ci dispiace ancora di più per quelle opere e infrastrutture che dovranno essere fatte comunque, questa volta a carico del bilancio della città, per il Giubileo;
– ci dispiace che una città come Roma si arrenda e che pensi di non essere in grado di competere neanche tra otto anni, quando avrebbero dovuto aver luogo le Olimpiadi, offrendo così all’estero la brutta immagine di una città paralizzata dalla rinuncia.

Ma quello che veramente e ancora di più ci dispiace, infine, è dover raccontare ai nostri figli, con la morte nel cuore, come la nuova classe dirigente che governa Roma non abbia il coraggio di assumersi la responsabilità del loro futuro; quando invece avremmo voluto spiegarli come una classe dirigente illuminata debba saper prendere decisioni difficili e coraggiose per tracciare la rotta, senza lasciarsi imprigionare dal contingente e dai rumori assordanti del presente, ma anzi alzando lo sguardo sopra l’orizzonte, per indicare la giusta strada da prendere proprio ai giovani. E così che si feconda la forza di un sogno. Per chi sappia cogliere le sfide.

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“Cara sindaca, ti scrivo”, lettera aperta di Diana Bianchedi a Virginia Raggi

 

Nei giorni in cui infuria il dibattito sulla possibilità o meno di candidare Roma a host city delle Olimpiadi del 2024, ha voluto far sentire la propria voce Diana Bianchedi. L’ex fiorettista azzurra, infatti, ricopre l’incarico di Coordinatrice del Comitato Organizzatore di Roma 2024. Impugnata carta e penne, ha scritto una lettera a cuore aperto al Sindaco di Roma Virginia Raggi, nella quale ha esortato il Primo Cittadino della Capitale non lasciare senza averci provato, a non regalare all’Italia una sconfitta della peggior specie, quella figlia di una resa preventiva e senza nemmeno essere scesi in campo.

Una richiesta da donna a donna, da mamma a mamma, pubblicata sull’edizione odierna de “La Repubblica” e che qui riprendiamo integralmente.

«Cara sindaca, sono sul volo di ritorno da Rio dove ho accompagnato in questa avventura fantastica i campioni paralimpici italiani. Anche da lì non ho potuto fare a meno di leggere le tante polemiche su Roma. Ripenso a mio padre e ai miei maestri:  «Quando arriva il giorno della gara — mi ammonivano — dovrai sapere di aver dato tutta te stessa. Solo così potrai salire in pedana con la coscienza a posto». È dura, ma è la lezione che mi accompagna da sempre, con la quale ho superato 52 esami di medicina, affrontato le sfide che mi hanno regalato gli ori olimpici e le 10 medaglie ai campionati del mondo, ma anche tutte le gare nelle quali ho perso. Eh sì, nello sport si perde molto di più di quanto non si vinca. E la differenza la fa proprio la coscienza di avere dato tutto: qui non puoi nasconderti, vince il sacrificio, la determinazione, il lavoro e nessuno, mi  creda,  rinuncia  mai  prima  del gong.

Ogni giorno, quando aspetto i miei figli all’uscita della palestra, avverto questo impegno. E ringrazio che abbiano scelto uno sport che li appassioni, perché so che nessuno, neppure  io con il mio amore, saprà mai trasmettere loro quello che solo lo sport può fare. È un potere fortissimo. Lo stesso che mi permetteva di alzare la mano per accusare le stoccate quando le subivo, e che mi imponeva di sollevare la maschera per chiedere chiarimenti all’arbitro. Oggi, Virginia, alzo la maschera e le chiedo: perché non lascia che Roma competa con le altre grandi città? Parlo di competizione non di organizzazione, perché non stiamo decidendo se ospitare i Giochi, stiamo solo scegliendo se portare ancora avanti la candidatura di un’Olimpiade che, se va bene, si svolgerà tra otto anni. Mi fa male pensare che nel 2024 Roma sia ancora in emergenza. Sono convinta invece che ci sia tutto il tempo per mettere ordine ai suoi problemi. Ed è triste dare al mondo l’immagine di una città che non ha fiducia nel futuro. Che sconfitta sarebbe consegnare ai nostri giovani una rinuncia alla crescita e ai posti di lavoro? In che mondo il bene vince per abbandono? Solo chi non fa non sbaglia mai, ma responsabilità è provare a fare, con onestà e trasparenza.

Quello che non è giusto è lasciare senza provarci; è bocciare senza esaminare; e senza neanche provare a cambiare. Ma io ho fiducia di poterlo ancora fare. Virginia, io non credo si possa diventare la prima sindaca di Roma per caso. Non si vince mai per caso. Si vince se si è forti e se si ha coraggio. E posso immaginare, e capire, la forza che la muove quando la sera torna a casa, tira fuori dal cuore un sorriso e rimbocca le coperte a suo figlio. È la stessa che ho trovato io per vincere nella scherma. E che tutti cerchiamo per accompagnare i nostri figli nel futuro, chiedendo loro di non mollare mai, di allenarsi e impegnarsi, perché se lo fai davvero, alla fine magari non vinci, ma scopri di essere cresciuto. E noi abbiamo tutti il dovere di far crescere questo Paese».

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