Già tutto scritto?

L’Italia sembra destinata a dominare nel  fioretto  femminile. Ma attenzione alle insidie, russe in primis.

 

 

Più che l’andamento stagionale – sette su otto nelle prove individuali, bottino pieno nelle prove a squadre, dove l’ultima sconfitta del Dream Team si perde indietro fino a Shanghai 2013, Coppa del mondo – ciò che fa ancora più impressione, parlando di fioretto femminile, è spulciare le statistiche storiche. Prendiamo ad esempio le prove individuali. Da Sidney 2000 a oggi, considerando Mondiali ed Olimpiadi, soltanto in due occasioni non è risuonato l’inno italiano nella massima competizione di fioretto femminile: nel 2002 a Lisbona, quando a vincere fu la russa Svetlana Bojko e nel 2009 ad Antalya, dove si impose Aida Shanaeva. Quello portoghese fu, fra l’altro, anche l’ultimo Mondiale in cui non ci fu alcuna azzurra sul podio finale, dove salirono invece  Ekaterina Jusheva (Russia) che fu argento con Aida Mohamed ed Edina Knapek medaglia di bronzo. Per contro, l’Italia ha incamerato i cinque titoli di Valentina Vezzali (2001, 2003, 2005, 2007 e 2011), a cui vanno aggiunti quelli griffati Elisa Di Francisca (2010), Arianna Errigo (2013) e  Margherita Granbassi (2006). Mentre dalle pedane a Cinque Cerchi sono arrivati tre ori della Vezzali (2000, 2004 e 2008) e quello di Elisa Di Francisca nel giorno del triplete di Londra 2012.

Tutto questo excursus storico per dire che le naturali favorite della competizione iridata del prossimo 19 luglio sono le nostre quattro ragazze: Martina Batini, Elisa Di Francisca, Arianna Errigo e Valentina Vezzali, in stretto e rigoroso ordine alfabetico. L’Europeo di Strasburgo ha messo in mostra una Di Francisca straripante, che dopo essersi presa d’autorità l’oro individuale nella finale contro Martina  Batini, ha guidato le compagne all’oro nella prova a squadre con una rimonta da leggenda ai danni della povera Inna Deriglazova. Se la campionessa olimpica di Londra dimostrerà lo stesso stato di forma sulle pedane russe, potrebbe diventare “ingiocabile” per quasi tutte. Martina Batini ha stupito per personalità e tranquillità con cui ha affrontato il suo primo europeo, da cui è tornata a casa con un argento e un oro, mentre Valentina Vezzali ha dimostrato – che poi, ce n’era bisogno? – di che pasta è fatta una vera Campionessa. A Kazan va a caccia di quello che sarebbe il suo settimo sigilli iridato individuale. Da valutare invece Arianna Errigo: la botta al dito medio della mano sinistra rimediata poco prima di Marsiglia l’ha di fatto costretta a gareggiare a mezzo servizio, non impedendole comunque di arrivare a un passo dal podio agli Europei. Come lei stessa ci aveva detto proprio a Strasburgo, la cura migliore per quel tipo di infortunio sarebbe il totale riposo per uno o due mesi, ma è troppo importante l’impegno di Kazan per fermarsi: e allora vai di terapie, ghiaccio e dito fasciato in assalto. L’adrenalina della gara farà il resto.

Perché, per Arianna, c’è un oro da difendere e da bissare, undici mesi dopo la consacrazione di Budapest, al termine di una cavalcata gloriosa chiusa in finale contro la tedesca Carolin Golubitsky. Sul ci salirono anche Elisa Di Francisca e Inna Deriglazova, l’unica nel corso della stagione scorsa a tenere testa alla Errigo, l’unica quest’anno a strappare una vittoria nella regular season di Coppa del Mondo. Il capolavoro italiano fu poi completato nella prova a squadre, stradominata dal primo all’ultimo assalto, rivelatosi poi una vera e propria lezione alla Francia. Anche fin troppo severa per le transalpine.

Al netto però dei pronostici della vigilia, restano da disputare le gare. E, dal momento che la scherma come lo sport in genere, è tutto fuorché una scienza esatta, dette gare possono nascondere parecchie insidie. A cominciare dalle padrone di casa. Le ragazze di Cerioni hanno fame di rivincita dopo le tante delusioni stagionali, e i Mondiali in casa possono essere la tanto attesa occasione di riscatto. Per Inna Deriglazova innanzitutto, nei cui panni ben pochi sarebbero voluti essere nei momenti appena successivi alla clamorosa rimonta subita a Strasburgo. Ma anche per le sue compagne Yulia Biryukova – bronzo europeo per lei –Larisa Korobeynikova e Diana Yakovleva. Da tenere d’occhio, anche se partono qualche passo indietro, francesi, americane (soprattutto Lee Kiefer Nzingha Prescod) e la solita Carolin Golubytskyi. Ora non resta che passare la parole alle pedane: saranno loro a mettere il giudizio inappellabile.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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