Scusate il ritardo

A New York vince Kharlan. Battuta Velikaya. Podio per Zagunis e Pereze Maurice.  Rossella Gregorio, quinta.

 

Ci ha rimesso poco Olga Kharlan per riprendersi ciò che da due anni a questa parte le spetta, ovvero il trono della sciabola. Assente a Isla Margarita, lontana dal podio a Orleans – battuta nettamente da Sofya Velikaya negli ottavi di finale –  vincitrice a New York. Sa sbranare le avversarie ma anche lottare e soffrire, la fuoriclasse ucraina, che nell’atto finale del Grand Prix newyorkese si prende la rivincita proprio sulla russa che in Francia le aveva dato una lezione severa. Difficile trovare finale migliore: da una parte l’assoluta dominatrice delle due ultime stagioni – Olga Kharlan – dall’altra una fuoriclasse straordinaria – Sofya Velikaya – che, smaltita definitivamente la ruggine del rientro post maternità, ha messo in fila due vittorie e un secondo posto come peggior risultato stagionale. E che, al momento, pare baciata dalle divinità della sciabola per quanto appare in forma.

A completare un podio dal sangue più blu che non si può, ci han pensato Mariel Zagunis – stoppata in semifinale dalla Velikaya -e l’argentina Maria Belen Perez Maurice, la vera sorpresa di giornata, capace di eliminare all’ultima stoccata la campionessa olimpica Jiyeon Kim e poi ritagliarsi il canale giusto fino alla semifinale. La netta sconfitta contro la Kharlan, non ha però impedito a questa ventinovenne ex fiorettista – dove vanta anche un sesto posto in Coppa del Mondo nella prova di Buenos Aires del 2006 – che da piccola rubava di nascosto il giubbetto elettrico della madre per imitare Michael Jackson, di regalare all’Argentina il primo podio in Coppa del Mondo assoluta. La gara della Flaca, com’è chiamata in Argentina, è però una sorpresa fino a un certo punto, dal momento che a giugno Maria Belen Perez Maurice aveva vinto l’oro ai campionati panamericani battendo in finale Mariel Zagunis.

La nota migliore per l’Italia arriva dalla ormai solita Rossella Gregorio. La campana mette in pedana il suo consueto mix di classe e grinta, vince all’esordio contro la messicana Pliego (15-7), piega la coreana Seo per 15-12, quindi la volata vincente su Yana Eogryan, battuta all’ultima stoccata. Quindi l’impresa sfiorata contro Olga Kharlan, con la fuoriclasse ucraina che deve sudare sette giubbetti elettrici e ventinove stoccate per avere ragione della salernitana, negandole quel posto sul podio che Rossella avrebbe ampiamente meritato. Resta la conferma di una ragazza tostissima e di una campionessa che ormai è stabilmente fra le prime otto del Mondo. Positiva anche la prova di Irene Vecchi, la cui corsa si ferma al cospetto di Olga Kharlan (15-10 il punteggio finale) negli ottavi di finale dopo aver battuto la messicana Ursula Perez Garate per 15-5 e la spagnola Araceli Navarro per 15-12.

Per quanto riguarda la prova delle altre azzurre, Ilaria Bianco si ferma al secondo assalto al cospetto della campionessa olimpica Jiyeon Kim dopo aver avuto ragione, al debutto, della giovane ucraina Olena Kravatska. Finisce invece al primo assalto di giornata l’avventura delle altre quattro azzurre: Livia Stagni, Benedetta Baldini e Camilla Fondi vengono eliminate rispettivamente dalle russe Yulia Gavrilova (15-5), Ekaterina Dyachenko (15-9) e Viktoria Kovaleva (15-6), mentre Martina Criscio è stata sconfitta per 15-8 dalla statunitense Loweye Diedro.

Con il Grand Prix di New York va in archivio la prima parte di stagione della sciabola al femminile. Una stagione che, da qui a Mosca, siamo certi ci regalerà tanto divertimento e tanto spettacolo. Il ritorno a pieno regime -e che ritorno – di Sofya Velikaya ha aggiunto pepe alla lotta al vertice, ora non più limitato al dualismo Kharlan/Zagunis, leit-motiv delle due ultime stagioni.  Inoltre si è di molto allargato il novero di atlete che possono lottare per entrare nelle migliori otto. E poi c’è Rossella Gregorio: un secondo posto e due podi sfiorati, tre sconfitte arrivate solo al cospetto di Sofya Velikaya (due volte) e Olga Kharlan, in match sempre lottati e dall’esito incerto. E quale certificazione migliore, per un’atleta, della consapevolezza di poter lottare alla pari con le regine della specialità?

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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