Sarra Besbes, non chiamatela outsider

La tunisina ha confermato di essere una delle spadiste più in forma del momento. E in continua crescita.

 

Buenos Aires, 14 febbraio 2015: battendo all’ultima stoccata l’estone Erika Kirpu, la tunisina Sarra Besbes diventa la prima atleta della Tunisia a vincere una prova di Coppa del Mondo di scherma. Un’impresa che non era riuscita nemmeno alla sua illustre connazionale, la fiorettista Ines Boubakri, che giusto qualche mese prima a Kazan aveva regalato al suo paese una prima, storica, medaglia iridata chiudendo terza nel giorno della grande festa azzurra.

Al netto della storica ricorrenza, quella data segna l’inizio del cammino di grande crescita della spadista tunisina. Nata ad Abu Dhabi, classe 1989, figlia di una famiglia che respira sport e scherma: mamma Hayet schermitrice, papà giocatore di basket diventato poi membro del direttivo della locale Federazione Scherma. Naturale che la vita di Sarra e dei suoi fratelli (tre sorelle fra cui Azza, sciabolatrice di buon livello e attuale numero 9 del ranking di specialità, e un fratello) fosse indirizzata verso le pedane. L’inizio come fiorettista, quindi a partire dal 2006 la scelta di passare alla spada: «È l’arma più adatta a quello che è il mio carattere» ha detto la tunisina in una recente video intervista realizzata per la Federazione Internazionale Scherma.

Dal 2009 il trasferimento a Parigi, per studiare e migliorare la sua tecnica schermistica, anche se – al netto del dominino assoluto nel continente – sono pochi i risultati di rilievo. Nel 2011 è suo malgrado protagonista delle cronache internazionali per un fatto che con lo sport aveva ben poco da spartire: ai Mondiali di Catania 2011 si trovò ad affrontare nel girone l’israeliana Noam Mills. Un match che in realtà non ci fu mai, con la Besbes che salì in pedana ma rimase del tutto immobile e passiva, prendendo senza opporre resistenza cinque stoccate in un amen. Finì con entrambe le atlete in lacrime, complici involontarie dell’ennesima pagina nera del complesso rapporto fra sport e politica.

Adesso, invece, le cronache parlano di Sarra Besbes come una di una delle realtà della spada femminile. Vero, non sono mancate battute a vuoto, ma il bronzo di Mosca è tanta roba. Perché dopo un inizio di gara faticoso e in cui il nervosismo le ha creato più di un problema, la tunisina si è sciolta e, scalino dopo scalino, si è issata fino al gradino più basso del podio, dopo aver lasciato strada alla scatenata Rossella Fiamingo che da lì a qualche minuto avrebbe replicato il titolo Mondiale vinto un anno prima a Kazan. E nella stagione in corso vanta già due secondi posti, spalmati fra Nanchino – dove fu sconfitta da Ana Maria Branza – e Budapest, vecchio di ventiquattro ore, a cui aggiungere il nono posto della sua amata Buenos Aires, che eventualmente la ispira in maniera particolare.

Qualificata tranquillamente come miglior africana, ora Sarra guarda dritto alle Olimpiadi di Rio: a Londra fu a un passo dall’entrare nella lotta per le medaglie, chiudendo ottava battuta da Britta Heidemann. In Brasile sogna di spiccare il volo fino al gradino più alto del podio. Sfida tosta, quella lanciata dalla tunisina, che però ha tutte le carte in regola per provare a portarla a termine con successo.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

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