Al Shatti, la favola dello spadista senza bandiera

Kuwaitiano ma gareggia sotto la bandiera degli atleti indipendenti. La storia di Abdelaziz Alshatti.

 

Ancora prima che i Giochi abbiano inizio, Abdelaziz Alshatti ha tutte le caratteristiche per entrare di diritto in una di quelle storie olimpiche da tramandare ai posteri. A 25 anni, questo spadista kuwatiano ha realizzato il suo sogno di prendere parte al più importante evento sportivo del Mondo. E parlare di favola è tutt’altro che fuori luogo.

Per capirne il motivo, basta far un salto indietro allo scorso aprile. A Wuxi, in Cina, sono di scena le gare di qualificazione olimpica per la zona dell’Asia, con 24 tiratori ai nastri di partenza per contendersi l’unico posto disponibile a Rio. La regola è una sola, semplice quanto crudele: chi vince va a Rio, tutti gli altri stanno a casa. Nella fase a gironi Alshatti mette insieme tre vittorie e due sconfitte, quanto basta per accedere alla fase ad eliminazione diretta. Il primo ostacolo è il tagico Kurganskyi, liquidato per 15-12, quindi un avversario durissimo ai quarti di finale, il kazako Elmir Alimzhanov. Il 15-11 finale gli spalanca la strada delle semifinali, ma non è sufficiente, perchè non basta entrare in zona podio. Serve vincere e puntualmente il nostro eroe lo fa: 15-8 al cinese di Taipei Chen in semifinale, quindi il tocco conclusivo, il 15-12 contro l’uzbeko Kudayev. Il biglietto per Rio è strappato, dopo aver trionfato nell’unica gara disputata in stagione.

Si, perché qui subentra un altro elemento favolistico della storia: per Alshatti le trasferte di Coppa del Mondo sono proibitive, impossibile per lui viaggiare fino in Estremo Oriente, in America o in Europa per disputare le gare. Ma quando il circuito di Coppa del Mondo fa tappa a Doha (prima la gara era proprio in Kuwait), allora l’occasione diventa ghiotta anche per sfidare il gotha iternazionale. Quest’anno ha puntato tutto su quella gara in Cina e lassù -nell’anno delle fiabe sportive terminate con il lieto fine – gli dei della scherma gli han dato una mano.

Domani, quando al mitico Maracanà si apriranno ufficialmente i Giochi della XXXI Olimpiade, in mezzo agli oltre 10000 atleti ci sarà anche lui. Purtroppo il Comitato Olimpico del suo paese non ci sarà, sospeso dal Cio per non aver concesso la giusta indipendenza alle proprie federazioni sportive. Sfilerà sotto la bandiera degli Atleti Olimpici Indipendenti, e mentre lo farà ripenserà a tutta la strada fatta per arrivare sin lì, all’aiuto di quel tecnico georgiano che ha creduto in lui, al lavoro fatto in Italia poco prima della partenza per il Brasile, dove è stato accolto benissimo dagli azzurri. Lì ha visto allenarsi i nostri Paolo Pizzo ed Enrico Garozzo, rimanendone impressionato, e il prossimo 9 agosto – chissà- potrebbe anche incrociare con loro le lame. E pazienza se per lui le speranze di medaglia sono pressoché nulle. Lui, ancor prima che i Giochi aprano ufficialmente i battenti, la sua l’ha già vinta: ha scritto la favola di Abdelaziz, lo spadista senza bandiera.

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