Yana I, la nuova Zarina della sciabola al femminile

Doppietta russa. Egorian batte Velikaya. Delusione e bronzo per Olga Kharlan. Gulotta migliore azzurra.

 

La consacrazione definitiva di un talento cristallino. La maledizione che ancora una volta colpisce due fra le più grandi interpreti della disciplina. E una ragazzina francese che ha personalità da vendere e che avrà parecchio da recriminare se la sua gara si è chiusa al quarto posto anzichè con una medaglia al collo. Più che una gara olimpica, quella di sciabola femminile, è stata una storia da libro Cuore, con tanto di lacrime scese copiose.

Di gioia e di incredulità innanzitutto, come quelle di Yana Egorian. Nel giorno in cui tutti si aspettavano la consacrazione definitiva delle zarine Olga Kharlan e Sofya Velikaya, la scena è tutta per questa ventiduenne dal talento cristallino e dal carattere d’acciaio. Le armi che servono per scalare la montagna olimpica e per chiudere l’arrampicata stendendo due rivali di così grosso calibro. Il primo capolavoro contro la Kharlan in semifinale, una prima frazione in equilibrio poi l’accelerazione devastante che manda definitivamente al tappeto l’ucraina e ne tarpa le ambizioni di medaglia più prestigiosa. Un 15-9 senza appello, con la Kharlan irretita dal gioco dell’allieva di Christian Bauer e la Egorian a prendersi il pass per il bersaglio grosso.

Dove ad attenderla c’è Sofya Velikaya. In un mondo sportivamente perfetto l’oro le spetterebbe honoris causa, ma la realtà terrena la condanna a un altro argento, quattro anni dopo Londra. Allora fu Yijeon Kim a sgambettarla sul più bello, oggi è toccato alla giovane compagna di squadra. L’abbraccio fra le due a centro pedana è un’immagine bellissima, l’ennesima di una gara che ha concentrato nei quattro assalti finali un carico emotivo elevatissimo. E chissà che storia si sarebbe potuta scrivere se nella semifinale una attacco che sembrava netto di Manon Brunet non fosse stato trasformato in azione simultanea dal giudice di gara. Non una botta qualsiasi, perché quell’attacco avrebbe spedito in finale la francesina e la Velikaya a giocarsi per il bronzo. Scampato il pericolo, infatti, dal 13-14 la Velikaya fa valere la sua classe e il suo palmares, impatta con una parata/risposta spaziale in un fazzoletto di pedana, quindi chiude i conti all’azione successiva.

Per la francese, resta però una prova splendida. Ben magra consolazione, si sa, quando si resta a secco di medaglie, ma la personalità con cui ha affrontato al suo debutto a Cinque Cerchi le migliori del Mondo dice molto sulla pasta di questa ventenne lionese, forse la sorpresa più gradita di questa prova. Nessun dubbio invece sulla grande delusa: Olga Kharlan aveva messo questa gara nel mirino, ma come a Londra ha dovuto accontentarsi del bronzo. Che, rispetto a quattro anni fa, ha altro sapore, molto più amaro. Perché oggi si presentava da grande favorita, perché nei primi assalti aveva tirato al limite della perfezione (e lo sa bene anche la nostra Guulotta), perché nulla sembrava fermarla. Non ha potuto nulla contro Yana Egorian, poi si è presa di rabbia un bronzo al sapore di fiele. E più di ogni altra cosa lo testimoniano le sue lacrime di disperazione, di chi ha visto la grande occasione sfumare, forse per sempre. L’abbraccio a centro pedana con la Brunet è uno degli instagram di oggi, ed è una scena toccante e paradossale allo stesso tempo. Piange la vincitrice, e non sono lacrime di gioia, piange la sconfitta le amare lacrime di chi ha toccato il cielo con un dito e poi sul più bello è caduta.

In questo mare di emozioni, purtroppo, non c’è traccia di azzurro. O almeno in parte: perché quelle le regala Loreta Gulotta, brava a eliminare la Socha, splendida contro l’oro iridato di Londra Yijeon Kim, battutta 15-13. Il 15-4 subito dalla Khralan è punteggio fin troppo severo e che non toglie nulla alla bella prova della siciliana,  comunque l’unica azzurra a superare il primo assalto. Male Rossella Gregorio e Irene Vecchi, entrambe fermate al primo turno da Komashchuk (in rimonta, 15-14 da 13-14) e Lembach.

Classifica – 1. Egorian (Rus), 2. Velikaya (Rus), 3. Kharlan (Ukr), 4. Brunet (Fra), 5. Berder (Fra), 6. Besbes (Tun), 7. Dyachenko (Rus), 8. Gulotta (Ita)

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Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherma

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