Sciabola femminile: tutte ai piedi delle Zarine

La Russia domina anche la prova a squadre, battendo in finale l’Ucraina. Podio per gli Stati Uniti. Italia quarta ma con una prova da applausi.

 

Tutto come ampiamente previsto e prevedibile, in una giornata in cui non è mancato il giallo per la cacciata del delegato arbitrale ucraino. Quello della Russia è stato un vero e proprio dominio, cominciato al mattino con la passeggiata contro il Messico e chiusa in serata con la vittoria sull’Ucraina. Una vittoria netta e mai in discussione, per un quartetto che ha tutti i crismi per prendersi l’etichetta di Dream Team. Sofya Velikaya – finalmente all’oro – è l’Ammiraglio al timone di una corazzata che come bocche da fuoco può contare sulla fresca campionessa Olimpica Yana Egorian e su due elementi del calibro di Ekaterina Dyachenko e Yulia Gavrilova, titolare nella finale e perfetto complemento delle due punte che han monopolizzato la finale individuale.

E se tutte funzionano alla perfezione, come accaduto oggi, anche avere in squadre una Olga Kharlan a tratti devastante può non essere sufficiente. Perché trovarsi a salire in pedana per l’ultimo assalto con una montagna di 12 stoccate da scalare è impresa al limite dell’umano anche per una campionessa assoluta come la bionda di Nikolayv, farlo con dall’altra parte del rullo la Velikaya sarebbe stata impresa da far dubitare dell’essenza umana di Olga. Il 45-30 finale però fotografa benissimo l’andamento del match e manda agli annali una vittoria che suggella alla perfezione un quadriennio in cui lo squadrone di Bauer ha fatto man bassa di titoli, soprattutto fra 2015 e 2016. Ed è il premio per Sofya Velikaya, che dopo due argenti individuali, torna a casa con l’agognato oro.

La giornata di oggi manda alle cronache anche la quarta medaglia olimpica di Mariel Zagunis, bronzo conquistato a spese dell’Italia. Un assalto che le statunitensi (Monica Aksamit, Ibtihaj Muhammad – che entra nella storia come la prima donna musulmana ad andare a medaglia per gli Stati Uniti – e Dagmara Wozniak) controllano dalla prima all’ultima frazione, incrementando sempre di più il vantaggio e tremando (ma nemmeno poi tanto, visto l’ampio vantaggio) solo quando Ilaria Bianco ha messo in difficoltà la Aksamit, rifilandole un parziale di 8-4.

Ma la gara delle azzurre merita di essere raccontata. La vittoria di gruppo sulla Francia – che aveva puntato molte fiches su questa gara – la grande prova contro l’Ucraina, tenuta a bada finché Olga Kharlan, peraltro ben domata da una bravissima Loreta Gulotta nel primo parziale, non ha deciso di giocare al suo gioco e infliggere un 11-3 a Irene Vecchi. Da lì il match è svoltato, complice anche qualche botta contestata dal clan azzurro, fino alla chiosa messa dalla solita Kharlan. Ma al netto dell’amarezza per una medaglia storica sfumata sul più bello, tanti lati positivi rimangono da questa gara. A partire proprio dalla Gulotta, che dopo essere stata la migliore nella gara individuale, ha dato spettacolo anche oggi in quella a squadre. E ancora, la grinta di Rossella Gregorio e la bella prova di Irene Vecchi. Certo l’uscita a testa alta è ben magra consolazione laddove contano solo le medaglie,  ma è anche e soprattutto un punto da cui ripartire verso un futuro che promette bene.

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Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherma

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