La doppia sfida di Arianna, fra fascino e incognite

Una sfida affascinante ma anche molto impegnativa quella di dividersi su due fronti. Fioretto e sciabola per sognare in grande. Ma con tante incognite.

 

La sfida l’ha lanciata ieri: affiancare al fioretto la sciabola. Questa volta facendo sul serio, non limitandosi alle sporadiche apparizioni nelle prove a squadre degli Assoluti. Ha deciso di provare a stupire Arianna Errigo e di assecondare una passione tenuta sopita per ragioni agonistiche – difficile, nell’era della specializzazione estrema portare avanti la strada della polivalenza, soprattutto ai massimi livelli – ma che si rinfocola ogni volta che si trova con una sciabola in pugno alla sua mano sinistra. Con il sogno di poter arrivare fra quattro anni a Tokyo a giocarsi le medaglie in entrambe le discipline, per un potenziale di quattro metalli. Roba che si vede solo nel nuoto o nello sci alpino, per antonomasia gli sport che premiano i polivalenti. E comunque, anche lì, non tutti i giorni.

Un progetto indubbiamente affascinante anche se tutt’altro che semplice. Ma, forse proprio per questo, ancora più intrigante da perseguire per una ragazza come Arianna che di sfide si nutre e in esse trova la forza per regalare a ogni gara spettacolo ed emozioni. Proviamo ora però ad approfondire alcuni aspetti di questa sfida per provare a capirne la fattibilità e quelli che secondo noi possono essere le certezze e le incognite di questa scelta.

Certezze

  • Ricerca di nuovi stimoli: dopo la batosta di Rio, era necessario cercare nuove sfide per provare a lasciarsi tutto alle spalle. “Non sono così giovane, questa era l’età perfetta – aveva detto in lacrime nell’immediato post gara parlando in zona mista (fonte: gazzetta.it) – adesso arrivare ai prossimi Giochi è la cosa che mi interessa meno”. Le sfide di una nuova avventura, dove comunque parte da buone basi, possono allora fare al caso suo, senza perdere di vista però la sua vera “casa schermistica”, ovvero il fioretto.
  • Attitudine offensiva: attaccare, attaccare, attaccare. Un verbo che più un mantra per Arianna Errigo, che non ha mai mancato nelle interviste di sottolineare come la sua scherma di fioretto fosse per certi versi molto simile alla sciabola. Ovvio, fra le due armi ci sono tantissime differenze, ma il fatto che già si disponga di un saldo punto di contatto è un bel vantaggio.
  • Forza della natura: fisicamente Arianna Errigo è una vera forza della natura. Spesso e volentieri ha dimostrato di poter vincere gare pur non essendo al top fisicamente. Potenza ed esplosività non le mancano, non una cosa da poco se si vuole praticare una disciplina fisica come la sciabola.
  • Precedenti di tutto rispetto come sciabolatrice: nel palmares della Errigo ci sono già due titoli nazionali a squadre di sciabola vinti con i Carabinieri. Nell’ultima esibizione, lo scorso giugno a Roma, Arianna ha registrato saldo positivo nella semifinale contro l’Esercito, imponendo la sua tassa anche a specialiste come Caterina Navarria, Chiara Mormile e Martina Criscio, peraltro fresca di vittoria nel titolo nazionale individuale. Per poi ripetersi in finale contro l’Aeronautica: un iniziale passaggio a vuoto con Rebecca Gargano, poi la reazione contro Alessandra Lucchino e Camilla Fondi.

Incognite

  • Concorrenza interna: prima di poter sognare progetti olimpici, c’è da fare i conti innanzitutto con la concorrenza interna. Rossella Gregorio, Irene Vecchi e una ritrovata Loreta Gulotta, uscita ancora più carica dalla bellissima Olimpiade di Rio, sono punti fermi. Da dietro poi stanno emergendo giovani interessanti, a partire da Martina Criscio e Chiara Mormile. E non vanno dimenticata chi, come Martina Petraglia e Lucrezia Sinigaglia, nel giro della nazionale ci sono già state. La gara di sabato a Erba può però fornire indicazioni interessanti sulla posizione di Arianna nello scacchiere della sciabola azzurra.
  • Dispendio energetico raddoppiato: detto sopra della forza di Arianna, è un dato di fatto che il raddoppio degli impegni agonistici porta con sé il raddoppio degli sforzi da profondere. E non solo a livello fisico, ma anche e soprattutto mentale. Raddoppiano i viaggi, i ritiri, gli impegni agonistici. Perché una cosa è il divertissement una tantum, ben altra è la partecipazione costante e con un obiettivo così importante in testa. Ma su questo punto Arianna  è stata chiara: «se vedrò che toglierà troppo tempo o motivazioni al fioretto allora mi fermerò».
  • I rischi della polivalenza: strettamente connesso a quanto detto sopra. La dispersione delle energie può essere sempre foriera di trappole e insidie. Anche per campionesse come Arianna. E per quanto – in questo caso – assolutamente minimo (nel fioretto rimane la più forte del Mondo anche a fronte di acciacchi e assenza di una guida a bordo pedana), il rischio di fare male due cose, va pur sempre calcolato.

Come sempre in questi casi, ora la parola passa alla pedana. Vada come vada, Arianna ancora una volta è riuscita a stupire tutti quanti. E una scelta così controcorrente in un’epoca in cui la specializzazione è estrema, non può che incontrare il nostro incondizionato plauso. Del resto la saggezza popolare non mente mai: solo chi non risica alla fine non rosica.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

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