Azza Besbes: «Ho ritrovato il piacere di tirare»

A Lipsia medaglia d’argento sudata e vinta contro ogni pressione. Azza Besbes ci racconta il suo Mondiale.

 

Due edizioni dei Giochi Olimpici (Pechino 2008 dopo aver vinto nello stesso anno i Campionati Africani, e Rio 2016), e molte partecipazioni Mondiali, a Lipsia la sciabolatrice tunisina Azza Besbes è riuscita a vincere i suoi fantasmi e conquistare finalmente la medaglia tanto agognata. L’abbiamo incontrata per parlare del suo argento, della scherma tunisina e di proposte interessanti per la FIE.

In semifinale con Irene Vecchi sei riuscita in una rimonta difficile…
In quel momento non mi aspettavo di vincere. Durante la pausa ho detto al mio maestro che sarebbe stato imbarazzante perdere con un punteggio umiliante in semifinale davanti a tutte quelle persone. Ma il mio maestro mi ha detto: «No, anche tu puoi mettere 8 stoccate a 0 come ha fatto lei, devi solo credere in ogni azione che fai e metterci tutta te stessa».

Qual è stata la chiave per sovvertire l’esito dell’assalto?
Dopo la pausa ho solo pensato a mettere una stoccata in più ogni volta in modo da non avere rimpianti una volta scesa dalla pedana. Quando ho realizzato i primi due punti ho cominciato a pensare davvero di poter rimontare ed ho deciso di lottare in ogni singola azione. Il pubblico mi ha aiutata molto, e penso che i primi due punti ed il tifo siano stati determinanti. Irene ha cominciato a dubitare ed ha perso sicurezza pian piano. La sciabola è davvero veloce ed una piccola perdita di concentrazione o sicurezza può costare l’assalto. Sono molto contenta per come ho combattuto in finale perché questa rimonta mostra quanto io sia forte mentalmente, non potrei essere più fiera di me.

Che significato ha questa medaglia per te?
Il conforto. Durante questi anni ero molto frustrata perché ho perso quattro volte ai quarti di finale per 14 a 15, alle Olimpiadi nel 2008 e nel 2016 ed ai campionati del Mondo 2010 e 2015. Questo punteggio era diventato un complesso ed ogni volta che mi trovavo 14 pari ero sicura di perdere. Dunque trovarsi ai quarti ogni volta ma non sul podio è stato fonte di grande frustrazione per me. Sapevo di essere ad un buon livello ma non ero in grado, mentalmente, di avanzare nei momenti importanti. Dopo le Olimpiadi ho deciso di smettere e tornare a studiare, ma ad aprile il mio manager mi ha chiesto di provare un’altra volta per divertirmi, e senza pressioni sui risultati. All’inizio ero scettica ma volevo ritrovare il piacere della scherma e divertirmi gareggiando.

Poi sei finalmente riuscita a superare i quarti di finale…
Sì ed ero in lacrime, perché ho improvvisamente ricordato tutte le volte che ho perso ai quarti e tutta la mia frustrazione. Questa medaglia era l’ultima cosa che potessi aspettarmi ma proprio per questo è stata la migliore che potessi ricevere.

Hai una dedica particolare per questa medaglia?
Sul podio ho pensato a mia madre che è morta due anni fa e che anche durante gli ultimi giorni di lotta contro il cancro mi diceva che ero la migliore e che sarebbe arrivato il mio momento di gloria. Questa medaglia è un ringraziamento per la mia famiglia, ed un modo di onorare mia madre, un’eroina durante tutta la sua vita anche mentre combatteva con la malattia. Sarà sicuramente orgogliosa di avere due figlie vincitrici di medaglie Mondiali.

Com’è cambiato il movimento tunisino dopo i successi di atlete molto forti come te, tua sorella Sarra ed Inés Boubakri? Riceve attenzione dai media?
Questa è una domanda difficile anche per noi. Negli ultimi anni i nostri risultati hanno contribuito a far conoscere la scherma in Tunisia. Il ministro dello sport ci sta aiutando molto ma la Federazione non usa una buona strategia di marketing per far sì che lo sport e gli atleti siano conosciuti e che cresca per avvicinare i ragazzi. Certo, i nostri successi hanno incuriosito le persone ma penso non sia ancora sufficiente. Quando torno a casa però ricevo grande rispetto da chi si occupa di sport e i media s’interessano ai miei risultati. Spero che la Federazione possa cavalcare quest’onda positiva e destare attenzione tra i media per ottenere sponsor.

Ho visto sui social network un commento in cui suggerivi di finire gli assalti con due punti di vantaggio anziché uno solo quando ci si trova 14 pari. Pensi che potrebbe essere una proposta reale e significativa?
Sì ho proposto questo sui social e spero davvero di poter cambiare questa situazione, so cosa significhi perdere 15 a 14 (ride, nda) e so quanto crudele ed ingiusto sia. Ho visto troppi assalti finire così o 45 a 44 nelle gare a squadre. So che questo potrebbe far diventare le gare ancora più lunghe, specialmente per la spada ed il fioretto, ma potremmo, per esempio, finire con due punti di vantaggio fino a 20. In ogni caso penso che questa questione vada trattata e che dobbiamo trovare una soluzione, è una delusione enorme perdere per un solo punto. Mi è dispiaciuto molto per Irene nella semifinale, perché capisco come ci si senta avendolo provato in passato, Irene poi è una vera amica, ed una persona molto piacevole e corretta nello sport.

Ha poi vinto l’oro con le compagne di squadra…
Quando ho visto l’Italia vincere la prova a squadre sono stata molto contenta perché le ragazze italiane sono mie amiche ma in particolare per Irene perché meritava di dimenticare il rammarico della prova individuale.