Novi Sad, spunti e bilanci in chiave azzurra

Un oro e il terzo posto nel medagliere finale dietro a Russia e Francia. Europeo fra luci e ombre per l’Italia, ma si guarda con ottimismo a Wuxi.

 

Placatasi la tempesta e chiusosi il sipario sui Campionati Europei di Novi Sad, in casa Italia è tempo di bilanci e di riflessioni su una kermesse continentale che, a detta di Giorgio Scarso, può risultare al di sotto delle aspettative se analizzata sotto il mero profilo dei risultati. A Certificare quanto detto dal Presidente della Federazione Italiana Scherma, basta un semplice confronto con l’edizione di Tbilisi del 2017, quando la delegazione azzurra concluse con la vittoria finale del medagliere e un bottino record di ben undici medaglie complessive di cui quattro d’oro.

Il day after di Novi Sad 2018, parla di un’Italia che ha chiuso a quota otto medaglie, battuta dalla Russia sia nel complessivo (tre metalli in più per i russi) sia nel conto ori chiusosi con un netto 6-1 a loro favore. A precedere gli azzurri anche la Francia, che capitalizza al massimo gli ori di Yannick Borel e delle spadiste nella prova a squadre. sin qui la prima, superficiale analisi basata esclusivamente sul dato numerico delle medaglie. Tuttavia, ad un più profondo esame, sono tanti gli spunti positivi che questo europeo ha lasciato in eredità:

  • tutte le armi a medaglia e fioretto trainante – tanto il fioretto quanto la sciabola e la spada sono andati a bersaglio. A trascinare è stata l’arma guidata da Andrea Cipressa, che porta a casa sei medaglie. Un dato numerico che eguaglia Tbilisi, anche se al conto mancano due ori, quelli di Daniele Garozzo e Arianna Errigo, che si sono tramutati in altrettanti argenti. Ma in compenso sono arrivate le riconferme di Alice Volpi e Giorgio Avola, ancora sul podio dopo l’anno scorso, e dell’ottimo momento di forma di Andrea Cassarà, che ha perso di misura l’accesso alla zona podio per mano di Cheremisinov.
  • vittoria di peso – l’oro delle fiorettiste nella prova a squadre è stata un’affermazione di importanza capitale e non solo per l’emozionante maniera in cui è maturata. È infatti la prova provata che, nei momenti davvero importanti, la squadra italiana è presente e impone la sua legge, soprattutto in coda a una stagione in cui il quartetto azzurro – reduce dalla stagione da imbattuto chiuso con la doppietta Europeo e Mondiale – ha attraversato non poche difficoltà ed è riuscito a vincere solo a Saint Maur. La maternità di Martina Batini ha responsabilizzato maggiormente Camilla Mancini, che da quarta fiorettista si è trovata protagonista fissa delle rotazioni di Andrea Cipressa: un ruolo che ha inizialmente creato qualche difficoltà alla frascatana, che però sembra averlo assimilato. Ma è anche la vittoria che rispedisce al mittente le critiche di chi aveva cominciato a mettere in dubbio la forza del gruppo e della squadra.
  • esordienti promossi a pieni voti – a Novi Sad c’erano due volti nuovi, quelli di Chiara Cini e Gabriele Cimini. Per entrambi, esame debutto superato alla grande: in particolare lo spadista pisano, che è stato il migliore fra gli azzurri nella prova individuale chiudendo la sua gara ai quarti di finale ma non solo, perché ha tirato da grande protagonista la gara a squadre chiusa con la medaglia di bronzo. Bene anche Chiara Cini, che forse – per sua stessa ammissione – ha un pochino pagato lo scotto dell’esordio nella gara individuale ma che è stata comunque protagonista della cavalcata a squadre.
  • riscatti e conferme – Molto significative anche le medaglie a squadre vinte da spadisti e sciabolatori. Per i primi è un urlo liberatorio, uno spiraglio di luce dopo un periodo difficile di alcuni componenti: un bronzo di grande cuore e una speranza per i prossimi Mondiali di Wuxi. Gli sciabolatori invece si dimostrano un quartetto solido, sceso una volta sola dal podio negli ultimi due anni. A Novi Sad è mancato forse il guizzo finale, ma la rimonta contro la Germania è la dimostrazione che gli azzurri si sanno esaltare anche nelle difficoltà.
  • sprazzi di vera Fiamingo – Vero, niente medaglia e e niente finale a otto per la siciliana due volte campione del Mondo ma…Rossella c’è! La Fiamingo finisce in un canalaccio popolato da mostri sacri della disciplina e nelle difficoltà di esalta: piega all’ultima stoccata Emese Szasz prendendosi una seppur piccola rivincita della finale di Rio a cui teneva particolarmente e lotta punto a punto contro Ana Maria Popescu (Branza).

Europeo sottotono per le sciabolatrici azzurre, che cercheranno a Wuxi riscatto (Foto: Bizzi)

Novi Sad ha però messo in luce anche qualche criticità, qualche dettaglio da limare e su cui l’Italscherma dovrà lavorare nell’approccio al Mondiale cinese. Si prenda ad esempio la sciabola: una sola medaglia, se rapportata al potenziale esprimibile, è un bilancio decisamente magro per due squadre che sono rispettivamente la numero 1 (femminile) e la numero 2 (maschile) delle rispettive classifiche Mondiali. «Una solo medaglia con due squadre così è un bilancio inammissibile» ha commentato secco Giovanni Sirovich «la colpa è nostra perché non siamo stati capaci quanto di buono sappiamo fare. Ma sono sicuro che questo ci aiuterà a preparare al meglio l’appuntamento Mondiale».

E se in alcuni casi a mancare è stata la fortuna – si veda ad esempio Rossella Gregorio finita ancora fra le fauci fameliche di Sofya Velikaya malgrado una fase a gironi perfetta o Luca Curatoli che ha parecchio da recriminare per qualche decisione arbitrale sfavorevole – restano alcune sconfitte difficili da spiegare per la grande differenza di valori in campo e soprattutto perché in alcuni casi arrivate  immediatamente dopo vittorie contro avversarie di grande caratura

Qualcosa da rivedere anche per quanto concerne gli approcci alla gara: a volte, come ammesso dalle spadiste a fine gara a squadre, a mancare è la cattiveria giusta per indirizzare fin da subito gli assalti lungo un canale favorevole; in altri casi si tratta di fare un piccolo step in più per superare l’impatto con i grandi appuntamenti, come ad esempio sottolineato da Andrea Cipressa a proposito di Alessio Foconi: «Penso che al momento lui sia fra gli schermidori più forti al Mondo, ma quello che riesce a esprimere in Coppa del Mondo non riesce a replicarlo a Europei e Mondiali. Si tratta solo di un piccolo step di maturazione che deve fare, ma ripeto che lui è fortissimo».

Nessun allarmismo dunque, anche perché in più occasioni l’Italia ha risposto a Europei sottotono con prestazioni super a Mondiali o Giochi Olimpici. E nel mese che separa all’appuntamento con le gare di Wuxi c’è tutto il tempo per operare quegli accorgimenti necessari a fare in modo che in Cina gli azzurri della scherma possano appieno dimostrare il loro valore.

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Fotografia Augusto Bizzi