Russia, Ucraina e Usa: quando la scherma unisce

Dalla sciabola femminile una bella lezione di sport: tre nazioni divise dalla politica ma unite nei festeggiamenti

 

 

La prova a squadre di sciabola femminile di ieri, oltre ad aver rappresentato dal punto di vista tecnico, soprattutto nel suo atto finale, una bellissima rappresentazione della scherma come sport, con un livello medio via via sempre più alto fino a toccare l’apice con l’ultimo parziale tra Sofya Velikaya e Olga Kharlan, è servita a dimostrare una volta di più come una delle peculiarità dello sport stesso sia quella di superare barriere create dalla geopolitica, dalle guerre o da altri “fattori esterni” che nulla vi hanno a che vedere. Certo, non sempre è stato così, sarebbe illusorio crederlo: si pensi soltanto, per rimanere a tempi relativamente vicini, ai due casi di boicottaggio prima di quasi tutti i Paesi occidentali (ma non dell’Italia) alle Olimpiadi di Mosca 1980, e successivamente dell’Unione Sovietica e dei Paesi uniti nel Patto di Varsavia ai successivi Giochi di Los Angeles 1984. Tuttavia, osservando il podio di ieri all’Olympic Complex di Mosca, si possono fare alcune considerazioni.

Russia e Ucraina, innanzitutto. Le tensioni geopolitiche fra i due Paesi che proseguono da ormai un paio d’anni sono ben note alle cronache di politica estera: dall’annessione della Crimea al territorio russo lo scorso anno alla guerra civile strisciante nell’est dell’Ucraina con le popolazioni di etnia e credo filo-russo che rivendicano la propria indipendenza da Kiev, l’asticella della conflittualità tra i due Stati si è andata via via elevando. Venendo alla scherma, è storia recente il boicottaggio della Nazionale ucraina proprio di sciabola alla prova GP di Mosca della scorsa stagione, e ancora più recente è stata la scelta, fortemente simbolica, di ieri sera di Kharlan e compagne di presentarsi alla finale con un vessillo ucraino lasciato poi in bella vista sulla panchina.

La stessa Olga Kharlan, è bene ricordarlo, nonostante i soli 25 anni di età ha già all’attivo un inizio di carriera politica, dal momento che nel 2010 fu eletta al Parlamento di Kiev nelle file del Partito delle Regioni Ucraine, un movimento che ha avuto base proprio nelle zone attualmente interessate dal conflitto. Con simili premesse, e considerando anche la sede delle gare non proprio neutrale nella vicenda, la finalissima per l’oro acquista così se possibile un valore superiore: tesa, palpitante, condotta con il coltello fra i denti da entrambe le squadre, ha però offerto alla fine della contesa un esempio di grande correttezza e fair play tra le due squadre, che si sono riconosciute a vicenda un rispetto forse ulteriore rispetto al semplice fatto tecnico.

Il selfie di gruppo, ormai prassi acquisita in ogni cerimonia di premiazione che si rispetti, ha incluso anche gli Stati Uniti terzi classificati: in questo caso non serve soffermarsi sulla storia dei rapporti internazionali fra Russia e Usa, che da almeno mezzo secolo è materia per libri di storia, documentari, cinema e analisi socio-politiche, né tantomeno sulle implicazioni che vi possono essere in queste fasi sulla posizione americana rispetto alla stessa crisi in Ucraina, tuttavia limitandoci a ieri è stato bello, davvero bello, assistere a un simile finale di giornata. Per la scherma. Per lo sport. E anche oltre.

 

Twitter: MattiaBoretti

Pianeta Scherma su Twitter

Pianeta Scherma su Facebook

Fotografia FIE / Facebook

 

 
jizzrain.com/vd/2353-video

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *