Russia, un Mondiale da protagonista

Nove medaglie, di cui quattro ori. E la vittoria nel medagliere.  Il bilancio del Mondiale della Russia.

 

Nove medaglie, di cui quattro d’oro. A cui aggiungere altrettanti argenti e un bronzo. Che tutto assieme consegna ai padroni di casa la vittoria nel medagliere finale del Mondiale di Mosca, seppur a parità assoluti di ori con l’Italia. A fare la differenza però è il numero complessivo di metalli, quattro in più rispetto a quelli portati a casa dalla delegazione azzurra. Una Russia che quindi esce molto bene dai Mondiali moscoviti, anche se non sono mancata delusioni e rimpianti.

Le note migliori sono arrivate dalla sciabola, dove il dominio è stato pressoché assoluto. Tanto al femminile quanto al maschile. Nel primo caso, grazie alla stagione perfetta di Sofya Velikaya, che torna sul tetto del Mondo 4 anni dopo Catania e chiude al meglio una stagione fantastica e molto probabilmente inimitabile, come da lei stessa ammesso nelle interviste post gara al termine dell’altrettanto vittoriosa gara a squadre. Al maschile è invece arrivata l’affermazione di Alexey Yakimenko, che oltre a rappresentare la consacrazione per questo grande campione, ha sancito il prolungarsi dell’egemonia russa sulla sciabola maschile dopo i successi di Reshetnikov a Budapest e Kovalev l’anno passato a Kazan.  Ed è proprio alla luce di questa considerazione – unita al fatto che tutti e tre i citati sciabolatori erano titolari nel quartetto, completato da un talento assoluto che risponde al nome di Kamil Ibragimov – che assume ancora più valore la magnifica impresa degli azzurri nella finale della prova a squadre: una vittoria, quella italiana, che di fatto ha impedito alla Russia il Grande Slam di titoli nella sciabola, specialità in cui, però, resta la leader e la guida a livello internazionale.

La doppia mazzata rimediata nelle finali a squadre dall’Italia, non scalfisce però quanto di buono fatto dalla Russia nelle gare di fioretto. In particolare al femminile, al termine di una gara che ha finalmente premiato Inna Derigalzova, brava a stringere i denti nelle difficoltà per poi prendersi l’oro al termine di un derby contro la ex Campionessa del mondo Aida Shanaeva. L’ultima, ad Antalya 2009, a vincere prima dell’inizio dell’egemonia azzurra. Una medaglia molto significativa quindi, che però non è sta bissata nella prova a squadre. Dove, alla luce dei numeri stagionali, ci si aspettava una finale decisamente più combattuta di quella poi sviluppatasi ieri. Anche se, con il Dream Team formato extra lusso ammirato ieri, era davvero difficile poter opporre una resistenza efficace. Discorso simile al maschile, con la squadra che si è infranta sulla tremenda fame di vittoria e sulla ardente voglia di riscatto di Andrea Baldini e compagni. È arrivato comunque il bronzo di Artur Akhmatkhuzin, e visto il calvario passato dal fiorettista russo, è stata una bellissima storia che per poco non ha avuto un finale ancora più lieto.

Le note stonate arrivano invece dalla spada: a livello individuale il miglior piazzamento è quello di Tatiana Gudkova, quattordicesima nella prova femminile, mentre al maschile il primo russo in classifica è Anton Avdeev, trentatreesimo. Non molto meglio è andata a squadre, dove le campionesse del Mondo uscenti hanno abbandonato subito la corsa all’oro, battute nei quarti di finale dalle cinesi poi trionfatrici a fine giornata. Eliminazione ai quarti di finale anche per il quartetto maschile, fermato in derby dal valore altamente simbolico dall’Ucraina, anch’essa iridata dopo aver battuto la Corea nell’assalto decisivo per l’oro.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 

 
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